Perché i 120’ di ieri sera lasciano un’ulteriore iniezione di consapevolezza, ricaricano l’ambiente a livello nervoso e spazzano definitivamente via le tossine per la settimana di blackout tra Bologna e Roma. Il miracolo ha preso forma perché la squadra l’ha voluto con tutta se stessa: arcigna nella propria trequarti, velenosa e rapace dopo la riconquista.
Ha eliminato il Barcellona accettando spesso e volentieri il confronto a viso aperto, imponendosi tra andata e ritorno con sette schiaffi che hanno fatto girare la testa e poi crollare quella che legittimamente era considerata da tutti la candidata principale alla vittoria finale.
L’Inter ha trovato energie che neanche immaginava di avere nel momento di maggiore difficoltà. È riuscita a rigenerarsi e a gettare il cuore oltre l’ostacolo prima del 90’, raddrizzandola quando già qualcuno aveva lasciato gli spalti. C’era chi aveva smesso di crederci, ma non in campo. Altra lezione clamorosa di vita: mai arrendersi prima del gong. In 120’ ha visto scivolare da un lato all’altro il pendolo della propria sorte per più volte, bloccandolo dalla parte buona soltanto a una manciata di minuti dalla fine con il gol di Frattesi. Poteva succedere di tutto e così è stato, fino agli ultimi sospiri. Perché anche a San Siro - parafrasando il motto dell’acerrima rivale del Barça - 120’ son molto longo.
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