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Inter, certi treni passano anche due volte: il miracolo nerazzurro richiama un vecchio adagio

Inter, certi treni passano anche due volte: il miracolo nerazzurro richiama un vecchio adagio - immagine 1
L’analisi di Fcinter1908.it all’indomani di Inter-Barcellona dall’inviato al Meazza
Daniele Vitiello Redattore/inviato 

Non fidatevi quando vi diranno che certi treni passano una sola volta nella vita. Chi ha visto l’Inter negli ultimi anni ne dà testimonianza: basta aspettare sul binario della perseveranza, credendo nei propri mezzi. È quello che hanno fatto Inzaghi e i suoi ragazzi, a cui in molti hanno dato dei visionari fino ai ieri sera. Si erano ripromessi di provarci ancora dopo Istanbul, per riprendersi ciò che avevano beffardamente lasciato sul terreno di gioco dell’Ataturk.

Quel treno è ripassato, per molti anche prima del previsto. Sono bastate due stagioni. L’Inter ci è saltata su con prepotenza. Prossima fermata Monaco, Allianz Arena. Per chiudere il cerchio e pareggiare i conti col destino. Stavolta sarà diverso rispetto alla sfida col City, comunque vada Arsenal-PSG.


Perché i 120’ di ieri sera lasciano un’ulteriore iniezione di consapevolezza, ricaricano l’ambiente a livello nervoso e spazzano definitivamente via le tossine per la settimana di blackout tra Bologna e Roma. Il miracolo ha preso forma perché la squadra l’ha voluto con tutta se stessa: arcigna nella propria trequarti, velenosa e rapace dopo la riconquista.

Inter, certi treni passano anche due volte: il miracolo nerazzurro richiama un vecchio adagio- immagine 3

Ha eliminato il Barcellona accettando spesso e volentieri il confronto a viso aperto, imponendosi tra andata e ritorno con sette schiaffi che hanno fatto girare la testa e poi crollare quella che legittimamente era considerata da tutti la candidata principale alla vittoria finale.

L’Inter ha trovato energie che neanche immaginava di avere nel momento di maggiore difficoltà. È riuscita a rigenerarsi e a gettare il cuore oltre l’ostacolo prima del 90’, raddrizzandola quando già qualcuno aveva lasciato gli spalti. C’era chi aveva smesso di crederci, ma non in campo. Altra lezione clamorosa di vita: mai arrendersi prima del gong. In 120’ ha visto scivolare da un lato all’altro il pendolo della propria sorte per più volte, bloccandolo dalla parte buona soltanto a una manciata di minuti dalla fine con il gol di Frattesi. Poteva succedere di tutto e così è stato, fino agli ultimi sospiri. Perché anche a San Siro - parafrasando il motto dell’acerrima rivale del Barça - 120’ son molto longo.