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Da Thuram a Calhanoglu: le mosse scudetto di Inzaghi. Giochi di ruolo per Inter imprevedibile

Da Thuram a Calhanoglu: le mosse scudetto di Inzaghi. Giochi di ruolo per Inter imprevedibile - immagine 1
Il tecnico studia accorgimenti e modifiche per non essere prevedibile e per cercare il bis scudetto dopo lo scorso anno
Andrea Della Sala Redattore 

Non sarà facile ripetersi dopo l'anno scorso per l'Inter. Inzaghi lo sa e per questo studia alcuni accorgimenti per non risultare prevedibile. Stessa squadra? Sì, ma con alcuni compiti e modifiche importanti che la rendono diversa e imprevedibile.

"Simone non copia e incolla. In fondo si potrebbe anche fare così, soprattutto nelle grandi squadre. Ma Inzaghi ha scelto un’altra via. Ha scelto il tasto “modifica”, perché è quel che gli riesce meglio. Chi gli è stato vicino a lungo, sottolinea come i suoi più grandi pregi da allenatore siano tre: il primo, la conoscenza enciclopedica dei calciatori, italiano e stranieri. Il secondo, il grande feeling che riesce a stabilire con lo spogliatoio. Il terzo, la capacità di trovare al singolo giocatore la posizione migliore nella quale esprimersi, che si tratti per una partita, per un periodo o per una trasformazione definitiva. Ed è qui che tutto diventa più visibile. Ed è così che il tecnico riesce a motivare i suoi uomini, andando sempre alla ricerca di nuovi dettagli", scrive La Gazzetta dello Sport.


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"Su questo principio si fonda l’Inter. Anche quella di quest’anno, che cerca il bis scudetto con la stessa ossatura della scorsa stagione. Eppure qualcosa di diverso s’è già visto. Una variazione su tutte è parsa evidente: Thuram molto più centravanti rispetto allo scorso campionato, ancor di più rispetto alla sua intera carriera. Contro il Torino, stando alle posizioni medie, ha giocato praticamente in posizione sovrapposta a Lautaro, con l’argentino giusto qualche passo indietro. I due, in sostanza, sono vicinissimi. E Marcus è molto più dentro l’area, attacca di più la porta, si fa trovare come riferimento sui palloni aerei (già tre gol, non a caso) del passato. Ma questa è solo l’ultima variazione di Inzaghi. A ben guardare, dei dieci giocatori di movimento solo Acerbi è rimasto fedele a se stesso. Calhanoglu è la punta dell’iceberg, trasformato in regista nell’autunno del 2022 dopo una notte agitata ad Appiano, prima della sfida al Barcellona in Champions. L’ultimo Calha si ritrova a impostare da centrale difensivo, vicino ad Acerbi. E, più di ogni altro centrocampista, aiuta la fase difensiva. E poi Lautaro: era la spalla di Lukaku, è diventato il primo riferimento nell’uscita dal basso, oltre che un attaccante perennemente presente in area di rigore".

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"Inzaghi ha arricchito il bagaglio tattico di Barella, oggi molto più regista e non solo incursore, costruttore di gioco e non solo distruttore. Ha preso il Mkhitaryan messo stabilmente mezzala da Mourinho alla Roma e l’ha portato a costruire un triangolo magico con Bastoni e Dimarco, il comandamento numero uno della squadra che ha portato alla seconda stella, movimento tanto leggibile quanto immarcabile per gli avversari. Sugli esterni, poi, Inzaghi si è sbizzarrito. L’anno scorso arrivò a centrare il sogno impossibile di tutti gli allenatori che difendono a tre, il gol di un centrale su cross di un altro centrale, o “braccetto” che dir si voglia. Dimarco è nato terzino, si è trasformato in ala, ma ormai ha movimenti quasi da attaccante puro, addirittura con tagli che lo portano da sinistra a destra. Discorso simile per Dumfries: nell’Olanda gioca terzino destro, nell’Inter è un’ala. E se un motivo c’è, del perché Dimarco e Dumfries possono fare così, è perché la loro posizione nello scacchiere è presa da Bastoni e Pavard. L’azzurro è diventato un regista aggiunto spostato in fascia, dal suo sinistro partono molte delle azioni offensive dell’Inter. Ma anche Pavard ha modificato se stesso. Aveva scelto i nerazzurri per fare stabilmente il centrale, a volte si trova a inserirsi in area come una mezzala qualsiasi. Difficile, per gli avversari, leggere in anticipo queste variazioni, che a volte avvengono anche durante la stessa partita. Ma è un metodo che i giocatori trovano stimolante. Lo scudetto numero 21 passa anche da queste nuove sfide. Fino alla prossima, magari prima o dopo tocca pure ad Acerbi", analizza il quotidiano.

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