L'Inter affronterà questa sera il Psg, in palio la Champions League. Nerazzurri più esperti, ma la squadra di Luis Enrique ha tanta qualità ed è molto più solida dietro di quanto non lo era il Barcellona.


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Inter, Lautaro a caccia. Dumfries l’arma per scardinare il Psg, ma il segreto sarà la difesa
"Il Psg zampilla qualità ovunque, anche più del Barcellona. I terzini, per esempio, sono molto più arrembanti. Hakimi è ben conosciuto, il portoghese Nuno Mendes, quando è in giornata, sfreccia ai passaggi a livello. Aggiungiamoci le sterzate di Kvaratskhelia, che conosciamo bene, e le incursioni di Barcola, che ci ha fatto male anche in Nazionale, per intuire che le faide di fascia, che hanno esaltato spesso Dumfries e Dimarco, saranno un fattore della finale. Come pure la disfida in mediana, dove si decidono i destini. La terna francese è ben assortita e ha confidenza con la porta. In una partita equilibrata, il calcio dalla distanza di Fabian Ruiz può essere un altro fattore. Acerbi non avrà il riferimento fisico di un Lewandowski perché Dembelé, in stagione di grazia, ama arretrare per impostare l’azione che poi conclude. Il Psg attacca e pressa come il Barcellona, ma regala meno ripartenze, perché tatticamente Luis Enrique ne sa più di Flick. Nell’ultimo mese, aspettando l’Inter, ha allenato un pressing più moderato, arretrato di una ventina di metri. Vedi la finale di Coppa di Francia vinta sul Reims", analizza La Gazzetta dello Sport.
"Non vuol dire che Dumfries non avrà spazi da cavalcare come contro il Barça. Anzi, potrà essere ancora una volta trascinante, perché il treno Nuno Mendes difende peggio di quanto spinge e dimentica spesso il prato alle sue spalle. Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan hanno le sincronie e l’esperienza per dettare il rimo della giostra. Ma, come con Bayern e Barça, fondamentale sarà la feroce concentrazione difensiva, l’abilità a siliconare ogni pertugio a rischio di imbucata ed evadere con qualità e freddezza dal pressing, palla al piede (Bastoni), per spalancare ripartenze che Thuram e Lautaro potranno tessere in velocità, trovandosi a memoria. Ieri Lautaro, in conferenza, aveva occhi da tigre. Scrutava le domande in sala come fossero palloni da intercettare. Sembrava già a caccia... Poi, durante le interviste televisive, da quegli occhi sono uscite delle lacrime", aggiunge Gazzetta.
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