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Moratti, perché l’Inter a Thohir e il retroscena con l’autista: “Finirai di rompere le…”

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Massimo Moratti compie 80 anni e il Giornale ripercorre la sua vita, divisa tra tre grandi amori
Gianni Pampinella Redattore 

Massimo Moratti compie 80 anni e il Giornale ripercorre la sua vita, divisa tra tre grandi amori: la sua città Milano, la famiglia e l'Inter. Il quotidiano racconta alcuni aneddoti sull'ex presidente nerazzurro. "Venne il giorno in cui Massimo Moratti decise di riannodare il filo della storia personale a quella di suo papà Angelo accettando la sfida di riprendere l'Inter. La scintilla scattò quasi per caso, grazie a un fortuito incontro con l'avvocato Peppino Prisco, interista sfegatato, già vice-presidente della grande Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera, appena uscito da un pranzo al Clubino in via Pietro Verri. «Ma allora ti decidi a prendere l'Inter?» gli chiese. La risposta fu immediata: «Sì». «Allora scrivo a Pellegrini» promise Prisco. «Non oggi che è il 13 (gennaio 1995, ndr) fallo domani» raccomandò Massimo. Un mese dopo, il 18 febbraio 1995, un altro Moratti issò il bandierone neroazzurro in via Serbelloni al civico 4".

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"Ronaldo il fenomeno prese il suo posto d'onore nel cuore di Massimo e dei suoi figli. Lo spunto per accelerare la trattativa col Barcellona, pensate un po', lo diede Dante, lo storico autista, «un vero brontolone» la definizione affettuosa. Al ritorno da un viaggio a Firenze scandito da un insipido 0 a 0 commentò amaro: «Dottore, qui non si vince mai». «Vabbè, adesso prendo Ronaldo così la finirai di rompere le .» fu la replica. Fu di parola, naturalmente. E Ronnie infatti arrivò, si affacciò dal balcone di via Durini, sede degli uffici del club all'epoca, salutò la folla e promise gol e dribbling".


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"«È quella l'Inter rimasta tatuata nel mio cuore, peccato non sia riuscita a vincere come è capitato dopo, col triplete, perché avevamo messo insieme un gruppo di formidabili campioni, un po' come accadde a quelli della grande Inter che ho paragonato ai Bealtles, quasi senza saperlo divennero un incastro perfetto di talenti e di uomini e cominciarono a suonare calcio» è il suo ricordo struggente".

"La cessione a Thohir fu l'ultimo atto d'amore verso Milano e l'Inter. «Non è che ci fosse la coda davanti agli uffici della Saras» la spiegazione per pochi intimi. Oggi, sotto gli uffici della Saras, non mancano mai i tifosi e i cronisti che continuano a interrogarlo sull'Inter dei nostri giorni, quella poi passata al suo amico Zhang e oggi al fondo americano e che continua a suscitargli una grande emozione. È il segno che gli anni hanno scavato qualche ruga ma non hanno esaurito la nota passione.

(Il Giornale)