E nessuno, soprattutto, è disposto ad accettare che alla fine di tutto l'Inter rimanga con un pugno di mosche in mano. Lo sa per primo lui, Inzaghi, che se dovesse finire alle spalle del Napoli in campionato gli direbbero che è un fallimento, e che ha vinto un solo scudetto in quattro anni "con la squadra più forte". Che a malapena verrebbe accettata una Champions League persa in finale - ancora gli imputano di aver sbagliato le scelte in attacco a Istanbul - e nemmeno a parlarne se la Coppa Italia terminasse contro il Milan, con cui ha già perso due derby, o in una finale da strafavorito contro Bologna o Empoli.
Insomma, nessuno gli perdonerebbe la stagione degli Zero Tituli e la sua estate diventerebbe un inferno, anche da parte di chi oggi finge di sostenerlo. Anche per questo merita un applauso, per la diversità rispetto a molti colleghi che hanno scelto scorciatoie per ottimizzare i rischi (il riferimento a Conte e al Napoli non è casuale ma voluto).
Per una volta, invece, sarebbe giusto dichiarare preventivamente che nello sport il risultato finale è importante, ma non è tutto. E che a volte il percorso stesso conta più del traguardo e non solo per questioni pratiche come, ad esempio, aver riempito le casse della società girando l'Europa in lungo e in largo gettando le basi anche per la qualificazione al prossimo Mondiale per Club, che arriverà solo nel 2029 ma che sarà ancora più ricco ed esclusivo di quello che parte a metà giugno negli Stati Uniti.
Insomma, ora che si entra nella fase decisiva della stagione è bene dichiarare che Inzaghi meriterà un applauso comunque vada. Per anni il calcio italiano si è interrogato sul perché gli altri fossero capaci di alimentare una mentalità vincente a noi sconosciuta, affrontando le sfide sui campetti di provincia della FA Cup come fossero finali di Champions League, fregandosene della fatica, rispettando se stessi, l'avversario e la propria gente. L'Inter lo sta facendo. Se dovesse chiudere con Zero Tituli, tra un processo e una crocifissione, sarebbe bello ricordarsene".
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