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Ranieri: “L’Italia è in guerra. Serie A? Ci vorranno settimane. Ora i calciatori devono…”

Il tecnico romano parla a tutto tondo al quotidiano della situazione Coronavirus e i temi legati al mondo del calcio

Alessandro De Felice

L'allenatore della Sampdoria, Claudio Ranieri, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Repubblica: "Pronti a riprendere il campionato? Calma. Il governo può dire ricominciamo o no, ma spetta ai medici deciderlo. Si è capito che questo virus può dare complicazioni al cuore: prima di tornare ad allenarsi, vale per la Samp e per tutte le squadre, è dovere dei medici ridare ad ogni atleta l’idoneità completa. Non solo una visita generale, ma approfonditi controlli cardiaci. Con la salute non si scherza".

RIPRESA ORA - "Prematuro. Ha fatto bene il presidente Conte a emanare quel decreto sul divieto agli sportivi professionisti, in modo da togliere idee strane. Di fronte a migliaia di morte, in questo momento i giocatori hanno un solo dovere: stare a casa. Non basta applaudire medici e infermieri, chiamarli eroi. Aiutiamoli per davvero".

LEGA DIVISA - "Io sono cresciuto con il pallone, frequento questo mondo da 50 anni. Mai direi no a una partita. Ma in un’emergenza come questa bisogna essere seri. Non entro nella polemica, dico cosa dobbiamo aspettarci alla ripresa: chi è stato colpito dal virus, durante i primi allenamenti si sentirà fiacco. Come ha detto il mio presidente Ferrero un giocatore non è una macchina che si spegne e si riaccende, prima di tornare a giocare ci vorranno settimane di preparazione. Sarà peggio di un ritiro estivo, perché c’è l’aggravante, per chi è stato contagiato, della malattia. E prima del campo, insisto: massima sicurezza. Poi, dopo il via libera, starà all’allenatore e allo staff capire chi può reggere una gara e chi no. Tra l’altro si ipotizzano 3 partite a settimana, tutte a pieno regime. Cosa già difficile prima che arrivasse il Coronavirus".

SERIE A FINITA? - "Non ho detto questo, non lo so. Giudico la realtà: l’Italia è sommersa come se fossimo in guerra. Gli ospedali delle grandi città in ginocchio: pensi quelli di provincia o se il dramma del Nord fosse capitato al Sud, con strutture meno idonee e ricettive. Senza contare che le trasferte sono viaggi e in Italia non ci sono più zone franche. Quando luoghi e alberghi saranno sicuri? Si parla di gare in campo neutro, escludendo qualche regione. Non sono d’accordo: o si riprende tutti o nessuno".

PORTE CHIUSE - "Non è calcio, è la sua morte, me se è l'unica via l'accetteremo. Non ora però, ficchiamocelo in testa, a fine partite il sistema immunitario di un calciatore si abbatte. Con una gara ogni tre giorni il quadro può essere devastante".

RIDUZIONE STIPENDI - "Non sappiamo se il campionato riprenderà, parlarne ora ha poco senso. Credo che i calciatori non si siano mai tirati indietro, la Sampdoria ha fatto un'importante donazione al San Martino, ospedale in prima linea. Siamo gente seria, se c'è da contribuire a un fondo di Solidarietà per tutelare i calciatori di C e D io sarò il primo. Non sono avido. Ma ora ogni tesi è teoria, la situazione è troppo nebulosa. Per esempio: le tv pagheranno tutti i diritti o una parte?"

VERDETTI - "Federcalcio e Lega, spetta a loro decidere. Io faccio l'allenatore. In emergenza purtroppo creare scontenti è facile. Solo un'eccezione: lasciare in B il Benevento con 22 punti di vantaggio non si può".

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