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Ranocchia: “Lavoro Spalletti all’Inter sottovalutato. Per lui andrei anche in guerra”

Inter Ranocchia
In vista della sfida di domenica sera tra Napoli e Milan, La Gazzetta dello Sport ha intervistato l'ex difensore dell'Inter Andrea Ranocchia

Andrea Della Sala

In vista della sfida di domenica sera tra Napoli e Milan, La Gazzetta dello Sport ha intervistato l'ex difensore dell'Inter Andrea Ranocchia. Il giocatore ha avuto in nerazzurro entrambi gli allenatori alla guida delle due squadre, Pioli e Spalletti.

Andrea Ranocchia, che ricordi ha di Pioli e Spalletti?

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«Per una questione cronologica e di durata del rapporto professionale, con l’attuale tecnico del Milan ho potuto legare meno. Anche perché arrivò all’Inter quando io avevo già la testa al mercato. Tanto che dopo poco andai in prestito all’Hull City, in Premier. Ma gli ho fatto i complimenti per lo scudetto e lui mi ha scritto dopo il mio ritiro. Certo, con Spalletti ci sentiamo più spesso».

Con quale dei due allenatori si faticava di più in allenamento?

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«Bella gara, ci davano dentro tutti e due. Appena arrivato, Pioli quasi ci minacciò, disse che non sapeva come ci preparavamo prima, ma che ci avrebbe “massacrato” fisicamente. Fu di parola. Entrambi sono quasi maniacali nella preparazione della partita e nello studio dell’avversario. Forse Stefano è più metodico nel modo di impostare il lavoro quotidiano, mentre con Luciano si variava un po’ di più il menù».

Spalletti arrivò all’Inter avendo già vinto in Russia e sfiorato lo scudetto con la Roma. Pioli invece al tempo era meno “formato” a un certo livello.

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«Vero, ma il milanista non sembrava assolutamente intimidito dall’ambiente. Aveva le idee chiare a livello calcistico ed era molto sicuro di sé anche nel proporsi».

Quali differenze ricorda nel rapporto con lo spogliatoio?

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«Hanno caratteri più simili di quanto possa sembrare. Sono molto diretti e genuini. Da buon toscano, Luciano è più anfitrione, portato alla battuta. Ammaliante con i giocatori come lo si vede in conferenza stampa».

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Lei giocò poco con entrambi. Il rapporto con l’allenatore è per forza legato a quanto spazio concede al giocatore?

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«Per me no. Quello che conta è il lato umano, se e come ti vengono spiegate le esclusioni. Con Luciano giocai di più anche perché nelle situazioni disperate mi schierava da attaccante...».

A Spalletti la lega anche il famoso episodio del tifoso aggredito verbalmente durante il ritiro di Brunico perché la stava contestando.

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«L’aggressione andò vicina all’essere anche fisica, per poco non gli dava due schiaffi...(ride, ndr.). E’ stata la prima volta che un allenatore ha preso le mie difese in quel modo. Un episodio che non dimenticherò mai, che mi ha aiutato in un percorso di rinascita che però avevo già intrapreso da solo. Il suo lavoro all’Inter è stato parecchio sottovalutato. Per Spalletti andrei anche in guerra».

La stessa sensazione che si ha vedendo i suoi giocatori attuali a Napoli.

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«Sta facendo un capolavoro, giocano benissimo e si vede che c’è grande compattezza tra tutte le componenti. Tifosi compresi. Ma anche Pioli al Milan ha saputo creare un gruppo molto unito».

 

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