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Sabatini: “Se Vlahovic prende 12, giusto che Lautaro prenda 10. Gli slogan di Marotta…”

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"La scadenza pure consiglierebbe di fare in fretta, sì, ma non necessariamente in frettissima. Eppure se ne parla già adesso: perché?", si domanda Sabatini
Matteo Pifferi Redattore 

Sandro Sabatini, intervenuto sulle colonne di Tuttosport, ha commentato così le ultime vicende legate alla trattativa tra l'Inter e Camano per il rinnovo di Lautaro:

"L'Inter ha vinto lo scudetto non solo per la sua “proposta di gioco”, seppur notevolissima. Ha vinto soprattutto per i gol di Lautaro Martinez, quindi la “proposta di contratto” deve essere altrettanto notevole. Degnissimo di nota anche l’incontro avvenuto ieri in sede, con il procuratore argentino Alejandro Camaño, in scia alle schermaglie dialettiche sempre più amplificate negli ultimi giorni, a dispetto di una scadenza (2026) che pure consiglierebbe di fare in fretta, sì, ma non necessariamente in frettissima. Eppure se ne parla già adesso: perché? Non c’è un’unica risposta vincente e risolutiva. Si intuisce anche dai giochi di parole che Marotta propone con risaputa abilità, autografando dichiarazioni che assomigliano a una mail con tante frasi e altrettanti allegati, ma senza oggetto. Ovvero senza risposta alla domanda più semplice: quanto vale/merita Lautaro? Finora si è discusso solo della richiesta del capitano nerazzurro. Che ora guadagna sei milioni netti. E punta ad arrampicarsi oltre dieci, crescendo poi ancora di più, fino a raddoppiare, negli anni, l’attuale compenso. Si è parlato anche di quanto offre l’Inter: un incremento di circa il 25%, in proporzione alla busta paga attuale. Da sei a otto, più eventuali altri soldi, tipo rotelline che si aggiornano in automatico. 2.0 se la squadra vince lo scudetto; 2.1 se lui confeziona gol e assist; 2.2 se arrivano altri titoli; 2.3 eccetera, eccetera. I classici bonus a rendimento, insomma. Più un campo aperto da esplorare con attenzione: lo sfruttamento dei diritti d’immagine, cioè una traiettoria contrattuale che - se ben percorsa - consente anche invitanti accorgimenti fiscali".


"Quanto chiede lui (Lautaro), quanto offre lei (l’Inter). Tipo il Festivalbar di Annalisa l’estate scorsa: “Ho visto lei / che bacia lui / che bacia lei / che bacia me /mon amour, amour! / ma chi baci tu?”. Con questo sorriso si accompagna una considerazione banale: la colonna sonora dei rinnovi contrattuali assomiglia sempre un tormentone. Lo sono anche gli slogan di Marotta. Che parte assicurando la “volontà reciproca di prolungamento”. Magari aggiunge “nessuna preoccupazione”. Quindi cita “l’attaccamento alla maglia”. Poi va in contropiede chiedendo “un passo indietro”. Infine pesca l’imprevisto e torna al via: “Volontà reciproca di rinnovare”. L’imprevisto, per la cronaca e per gli appassionati dei giochi da tavolo, è Alejandro Camaño, il manager che irrompe con decisione sul tavolo della trattativa. È un procuratore storico. Si pensi che l’Inter lo conosce dai tempi di Esteban Cambiasso. Venticinque anni fa… Camaño si divide tra Argentina e Spagna, più resto del mondo con Italia meta preferita. Ha buoni rapporti con tutti, è stimato. Mescola un mazzo di carte di conoscenze. Gioca due jolly: 1) Lautaro è l’attaccante che tutti vorrebbero; 2) guadagna poco al confronto con altri attaccanti. Il primo jolly porta all’Atletico Madrid del “Cholo” Simeone oppure al Psg del dopo Mbappe, a Manchester sponda United come altrove sempre in Inghilterra. La seconda carta viene invece suggerita dalla classifica marcatori del campionato appena concluso. Il capitano dell’Inter ha segnato più di Vlahovic (che fra poco approda a dodici milioni), più di Osimhen a quota dieci con clausola d’uscita compatibile con il mercato internazionale, più di Lukaku che vivrà ancora un’estate da separato in squadra al Chelsea. E perfino più di Rafa Leao. Sì, perché il portoghese è “schedulato” a sette milioni netti, ma in realtà il Milan si è accollato i soldi del contenzioso con Sporting e Lille. Cioè quasi venti milioni che, a sentenze definitive, sarebbero a carico del club e non del portoghese".

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"Due carte jolly, più un’altra considerazione da proporre sottovoce, perché non sarebbe carino in spogliatoio e Lautaro lo sa. Attenzione alle tabelle interne, quelle che appaiono a prima vista anche agli occhi dei nuovi boss di Oaktree: Lautaro guadagna poco più di Sanchez, Correa e Arnautovic. Il capocannoniere e capitano della squadra ha uno stipendio che non eccelle rispetto a terza, quarta e quinta punta della rosa. Spicca invece il rendimento: non c’è paragone. Tornando all’oggetto mancante nella mail piena di frasi e allegati: quanto vale/merita Lautaro? Qual è il prezzo giusto, lo stipendio appropriato? Prima di rispondere, si consiglia di schiacciare “canc” ai suggerimenti automatici tipo cuore, fascia da capitano, la moglie che vive bene a Milano, la bandiera, più varie ed eventuali. È tutto vero. Ma da cancellare o almeno mettere in secondo piano nell’ambito di una trattativa. Certo, Lautaro e l’Inter stanno bene assieme h24, ben oltre gli allenamenti e le partite, lungo il percorso che collega la Pinetina di Appiano Gentile e lo stadio San Siro. C’è tutto un mondo attorno che sembra quasi incantato, in pura empatia con la favolosa tradizione degli argentini che in nerazzurro si sono sempre sentiti a casa. È ovvio che vale pure questo, quando c’è da considerare un contratto. Ma l’ambiente non basta, anche perché non è che Madrid o Parigi sarebbero posti orrendi dove riorganizzare una quotidianità familiare più che decente. Conta anche l’aspetto psicologico. E scende in campo l’autostima, un po’ permalosa, di tutti i giocatori di tutto il mondo. Esempio di frase mai pronunciata ufficialmente, ma che rende l’idea: “Se lui prende ‘tot’, io valgo ‘tot’ più un milione”. Anzi “io merito”…"

"Il confronto è il fuoco dello sport. Chi è più bravo, più forte, più popolare? Si finisce sempre a chi guadagna di più, e non per caso a inizio stagione si stilano classifiche con la (peraltro discutibilissima) scala del “monte ingaggi” da chiacchierare tutti contro tutti. Così, è proprio dal confronto italiano che il capitano interista esce con la consapevolezza di valere uno stipendio almeno pari a tutti gli attaccanti appena battuti nella classifica marcatori: Vlahovic, Osimhen, Lukaku e Leao. Ecco: Lautaro non può essere il quinto. Gli attuali sei milioni sembrano pochissimi. Otto pochi. Dieci il giusto. Di più, insomma. Poi c’è gente che fatica ad arrivare a fine mese eppure si sacrifica per comprare un biglietto in curva o un abbonamento pay-tv. Ma questo è un altro discorso. Sarebbe valido per tutti, non solo per Lautaro Martinez".

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