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Serie A, idea spostamento al centro-sud. Aumentano i possibilisti, Lega scettica

Continuano le discussioni sulla possibile ripresa del campionato, magari in zone dell'Italia meno colpite dal Coronavirus

Andrea Della Sala

In attesa del protocollo del comitato tecnico-scientifico del Governo, le squadre di Serie A si inizieranno ad allenare seguendo le linee guida diffuse ieri. Il tutto aspettando notizie su una possibile ripresa del campionato. "Si torna a discutere dell’ipotesi di allenarsi e giocare solo nei territori dove il rischio dei contagi (si spera) possa essere molto limitato. Se ne parla peraltro anche in Premier League. Fino a qualche tempo fa, la prospettiva era stata scartata per la sua complessità logistica (le squadre del nord non dovrebbero solo giocare in altri stadi, ma anche trovare un nuovo centro di allenamento dove realizzare il «gruppo squadra»). Ma si pone sempre il tema di ridurre il più possibile il rischio, coscienti che una positività potrebbe stoppare tutta l’operazione ripartenza. Anche se la Lega di A resta scettica su questo scenario. In ogni caso, lo schieramento dei possibilisti è diventato più numeroso".

"Quanto alla scelta del governo sul calcio, intanto si vuole capire se la Merkel dirà l’ultimo sì per ripartire con la Bundesliga: un eventuale no affosserebbe anche la ripartenza italiana. Poi c’è Conte. Nell’Italia che è entrata nella fase 2 i fronti aperti sono tanti. Non si può pensare che il premier possa di colpo intervenire bypassando peraltro Spadafora. Ma il fatto è che Conte vuole avere un’idea su tutta la situazione, in particolare sull’impatto per l’industria calcio di una fermata definitiva della stagione. È probabile che abbia potuto leggere la proiezione chiesta dalla Figc a Openeconomics sui danni in termini di occupazione (da 121.737 a 75.682 posti di lavoro) dello stop definitivo. Intanto ieri, 18 dei 20 club di Serie A hanno fatturato ai broadcaster l’ultima rata: giovedì si parlerà in consiglio di Lega su come procedere", spiega  La Gazzetta dello Sport.

"Ma prima dei diritti tv, c’è la salute. E nel Comitato tecnico-scientifico, c’è poco da fare, la contrarietà (anche se non unanime) sulla ripartenza del calcio è chiara. Il rischio della positività in corsa, con conseguente messa in quarantena dell’intera squadra e inevitabile stop al campionato, è una montagna per ora impossibile da spostare", aggiunge il quotidiano.

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