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Ulivieri: “Novità come Chivu all’Inter sono positive per il movimento. Allegri e Gasp…”

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Le parole del presidente dell'Associazione Italiana Allenatori Calcio ai microfoni de Il Messaggero
Daniele Vitiello
Daniele Vitiello Redattore/inviato 

Renzo Ulivieri, intervenuto ai microfoni de Il Messaggero, ha parlato di alcuni temi legati agli allenatori, la classe che rappresenta, e non solo. Qui alcune delle sue considerazioni:

«Troppe partite? Sì, stanno diventando un’esagerazione. Ci vuole un freno. È vero che i giocatori si sono praticamente abituati, però c’è una stanchezza fisica e anche mentale che si recupera con maggiore difficoltà. C’è una stanchezza dei sentimenti».

I presidenti sono più o meno invadenti di quando allenava lei?

«Credo che ci sia un buon equilibrio, l’allenatore è un uomo della società, deve tenere conto degli aspetti economici di una società e sposare la causa. Qualche volta i presidenti possono invadere, per esempio quando si hanno i giovani che portano benefici economici. Sulle scelte tecniche non penso che vi siano ingerenze».

Il ritorno di Allegri, Sarri e Pioli, le novità Chivu all’Inter e Cuesta al Parma, accenderanno ancora di più la prossima Serie A?

«Dipende, sicuramente è un campionato dove tornano figure importanti. Ciò è positivo per tutto il movimento. Non bisogna avere paura degli stranieri che possono arrivare, è un confronto, si prende e si dà per cercare di migliorarsi».

Cosa pensa del tandem Gasperini-Ranieri alla Roma?

«Non lo vedo come un tandem, i ruoli sono chiari e ben distinti. È una buona coppia nel rispetto dei ruoli, è una logica nel concetto di dirigente e allenatore».

Gli italiani all’estero sono sempre in prima linea pensando ad Ancelotti padre e figlio in Brasile, Maresca sul tetto del mondo col Chelsea, Farioli in Portogallo, Pirlo negli Emirati Arabi e la conferma di De Zerbi a Marsiglia.

«Sono bravi questi ragazzi, fatemeli chiamare così perché non faccio distinguo anagrafici. Sanno farsi apprezzare molto anche fuori. C’è uno scambio, prima non si pensava di uscire dai confini. Così si può portare il nostro sapere e al contempo ricevere, facendo esperienza».