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Icardi come Pandev? Nessun denominatore comune: ecco perché. Inter, una sola la soluzione

Il punto sul futuro del centravanti argentino

Marco Astori

Continua a tener banco in casa Inter la questione legata al futuro di Mauro Icardi. Ieri è trapelata la notizia di una possibile decisione del centravanti, pronto ad andare per vie legali e chiedere la risoluzione del suo contratto con il club nerazzurro, come fece Goran Pandev con la Lazio nel 2009. Ma Il Giorno spiega perché quest'ipotesi è di difficile realizzazione: "Chi in passato ha preso una via del genere (vedi Goran Pandev, che nel gennaio 2010 firmò con l'Inter dopo essersi liberato in Tribunale dal contratto con la Lazio) ci ha messo un semestre per arrivare a sentenza. Ad oggi, per Icardi non è salutare a livello di immagine infilarsi in un percorso così tortuoso, dopo aver perso (nuovamente) la nazionale argentina e aver fatto tutto il girone di ritorno senza un gol su azione, complici i due mesi di trattative per rientrare in squadra dopo la scelta di togliergli la fascia di capitano.

Dall'altra parte, l'Inter non vuole perdere un giocatore che ha ancora un valore altissimo e sente di aver fatto tutto come si deve: Icardi si è sempre potuto allenare col resto della squadra, ha scelto nei due mesi di auto-esclusione di non farlo per curare un problema al ginocchio dichiarato come ostativo alla presenza in campo solo dopo la perdita dei gradi di capitano. Non c'è quindi un denominatore comune con la situazione di Pandev - continua il quotidiano -, che alla Lazio fu escluso dagli allenamenti dopo i dissidi per questioni contrattuali, in contrasto con l' art. 7 del contratto collettivo tra Figc e Aic. La società ha fornito "attrezzature idonee alla preparazione" e messo a disposizione "un ambiente consono alla sua dignità professionale", esercitando il "diritto di partecipare agli allenamenti" con la prima squadra e nel medesimo articolo si legge anche che "salvo i casi di malattia od infortunio accertati, il calciatore deve partecipare a tutti gli allenamenti nelle ore e nei luoghi fissati dalla Società, nonché a tutte le gare ufficiali o amichevoli che la società stessa intenda disputare tanto in Italia quanto all'estero".

L'unica soluzione, conclude Il Giorno, resta quella di appellarsi al mercato: "Una cessione, anche alla Juventus se non ci sarà altra via, magari provando lo scambio con Dybala che farebbe tanto felici le casse di ambo i club per motivi di valutazione e ammortamenti. L'estero, oggi, non offre moltissimo: l'Atletico Madrid ha mosso qualche passo, ma attende di risolvere i casi relativi a Griezmann e Diego Costa. Potrebbe volerci del tempo. Lo United, che ha in mano la carta Lukaku, non ha mai manifestato interesse. Il Psg si terrà Cavani, il Bayern ha Lewandowski. Per uscire dall'impasse serve qualcuno che porti una settantina di milioni e un contratto da cinque-sei annui all' attaccante".

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