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L’Inter si è impossessata di Conte e lui ora lo sa. Tutto in un’immagine

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L'allenatore nerazzurro sta lavorando tanto sui suoi uomini anche per isolarli dalle tante voci sulle questioni societarie

Eva A. Provenzano

Mancavano pochi minuti alla fine della partita. Il primo tempo era stato difficile, ostico, una rogna. Come al solito tante occasioni create, zero gol. Ma poi Sanchezha fatto capire a tutti cosa intendeva Antonio Conte quando diceva che adesso si trova in una condizione psico-fisica migliore rispetto a qualche tempo fa.

L'importanza della gara contro il Parma, il mister l'aveva predicata per un'intera settimana. Aveva detto che quella contro i gialloblù e quella contro il Genoa, sarebbero state prove di fuoco per conservare la testa della classifica. E non si è sbagliato. L'allenatore, che non molla nulla, aveva pure richiamato all'attenzione chi si stava scaldando a bordo campo e aveva esultato per l'1-0 del cileno. "Voi riscaldatevi", aveva intimato ai suoi. Concentrato, concentratissimo a tenere tutti sul pezzo. Pure quelli in panchina. Quando il Parma ha riaperto la partita segnando il due a uno la tensione si è fatta alta.

 Willie Peyote e Samuele Bersani sul palco dell'Ariston (Getty Images)

Così, mentre a Sanremo, Bersani e Willie Peyote cantavano 'Giudizi Universali', quel 'Potrei ma non voglio fidarmi di te' sembrava uno specchio dello spirito ansioso degli interisti incollati alla tv davanti alla partita. Perché spesso è accaduto che l'Inter scivolasse nel momento in cui serviva restare in piedi. Dopo tante occasioni create era arrivato il gol beffa che cambiava tutto. Questa volta non è arrivato.

Tutti un po' Hakimi

È arrivata invece una scena che fotografa il peso dello stato d'animo di mister Conte. Non smette mai di pensare alla vittoria. È il nome di sua figlia, dopotutto. Nella gara col Parma si sono viste tutte la sofferenza, la grinta, la tensione accumulate dal tecnico interista quando Hakimi ha conquistato un fallo laterale, a pochi secondi dalla fine. A Conte, in quel momento, è sembrata la cosa più bella del mondo.

Lo ha dimostrato con un sospiro di sollievo sfogato con un vero "attacco fisico" nei confronti del marocchino che passava dalla sua panchina. Gli ha preso il volto tra le mani, quasi come volesse baciarlo, gli ha urlato un 'sii, andiamooo' in faccia che avrà terrorizzato il povero Achraf. Lo ha lasciato andare con un colpo sulla nuca, che manco Bruce Lee. "Ma non era mica uno schiaffo. Gli stavo stavo dicendo bravo, perché quella palla recuperata a pochi secondi valeva i tre punti". Già, mister, un colpetto. Gli interisti se ne sono accorti. Si sono tutti toccati dietro la testa. Sono stati tutti Hakimi per un attimo. E forse anche tutti un po' Antonio Conte.

È stato come un risveglio dalla sofferenza. Una liberazione. Tre punti. Più sei in classifica e una strada 'giusta' davanti ancora da percorrere, fino in fondo. Senza sbagliare nulla. È la pressione che subisce chi è davanti e deve pensare a fare il suo. Ma la sua Inter in questo momento non deve affrontare solo le questioni del campo e gli avversari, giornata dopo giornata.

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Una fortezza

Piovono notizie bomba sulla società ad ogni minuto. Sulla cessione delle quote di Suning, su un futuro incerto: di cosa ne sarà si sa ancora ben poco. E potrebbero tremare le gambe a molti. Conte sta lottando pure contro questo.

Sta lavorando sulla testa dei suoi, sta ripetendo ogni santo giorno, che ci sono tante finali da giocare quante sono le gare che mancano, che non si deve lasciare nulla al caso. E ha isolato, come in una fortezza, la sua squadra. Il gruppo, l'intesa che si vede, che si sente. Ha messo quello al primo posto. Ha chiamato i soldati al servizio della causa nerazzurra. Anche chi gioca meno può e deve dire la sua. Sta lentamente cambiando 'il chip', la mentalità di chi va in campo e di chi sta attorno a chi gioca. Non ha mai dato alibi a nessuno. E pure quando ha sbagliato lui, ha chiesto scusa ed è andato avanti.

Forse, proprio da quelle scuse pubbliche è ripartito. Nello stadio della Juventus, in Coppa Italia, è successo qualcosa di cui si è pentito. Ma forse proprio mentre tutto il suo passato se lo  è trovato davanti, ha sentito di essere arrivato nel posto giusto. "L'Inter me l'avevano sconsigliata. È la sfida più difficile della mia carriera", ha detto. Forse chi gli aveva sconsigliato il club nerazzurro non sapeva quanto certe battaglie contro tutto e tutti possano esaltare quelli come il mister. Lei si impossessa di te ad un certo punto. Conte ora lo sa.

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