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Inzaghi: “Brozo rinnovi. Zhang presente. Inter al sicuro, ora pensiamo a rinforzi”

Matteo Pifferi

Fuori dal mercato. Come ha conquistato lo spogliatoio?

«Ho in rosa giocatori vincenti, che hanno trionfato anche altrove. Poi io cerco di parlare tanto con loro, mi piace relazionarmi coi miei calciatori. Nel calcio di oggi è un passaggio obbligato, le motivazioni fanno la differenza».

Ci descriva il rapporto con il presidente Zhang.

«Ogni settimana ci sentiamo via messaggio, è sempre molto attento, mi chiede se ci sono problematiche particolari da risolvere. Non è qui con noi fisicamente, ma lo sento molto vicino alla famiglia Inter, abbiamo un grande rapporto».

Parliamo un po’ di singoli? Calhanoglu non è mai sembrato così forte come con lei.

«Credo che il suo ruolo sia quello di mezzala, è quello a lui più congeniale. Hakan ha quantità e qualità e riesce ad abbinarle. Se è il nostro Luis Alberto? Dico di sì, hanno molte cose in comune. E per la verità nel mio modo di giocare avrebbe fatto molto bene anche uno come Eriksen, ne sono convinto».

Non le sembra strano vedere Luis Alberto così spesso in panchina?

«Diciamo che con me c’è stato poco... Ma faccio fatica a pensare a qualcosa che non tocco con mano».

C’è qualcuno in Europa più forte di Brozovic, in quel ruolo?

«Innanzitutto Brozo deve sbrigarsi a firmare il rinnovo! L’ha già detto Barella, gli piace l’Inter, l’ambiente, poi credo si sia adesso in una normale fase di contrattazione... In campo è un giocatore straordinario, sta facendo da anni le fortune dell’Inter».

E Perisic quando firma?

«Eh, speriamo presto. Sapevo con lui di trovare un campione, ho scoperto un uomo dalla grandissima disponibilità, che ha fatto senza problemi anche la seconda punta e l’esterno a destra, quando gliel’ho chiesto».

Ha mai sentito Conte?

«No. Però siamo sempre andati molto d’accordo quando ci siamo affrontati, con lui è un piacere parlare di calcio, lo stimo molto».

Qual è l’allenatore che più ha inciso nel suo modo di guidare un club?

«Ho preso tanto da tutti. Penso a Beppe Materazzi: non ci fosse stato lui, non sarei diventato il giocatore che poi sono stato, mi fece esordire in Serie A a Piacenza nonostante attaccanti più esperti in rosa. E segnai subito. Da quel giorno ho capito che con i giovani bisogna avere coraggio, se un ragazzo merita è giusto fare scelte scomode anche a discapito di qualche giocatore più grandicello. E infatti alla Lazio ne ho fatti esordire 15-20, di giovani... E poi, come tecnici, non posso non citare Eriksson e Mancini».

Da uno a dieci: quanto crede allo scudetto?

«Non faccio numeri. Questo è un campionato imprevedibile. Siamo a buon punto, ma quel che abbiamo fatto fin qui dev’essere solo uno stimolo per ricominciare a mille dopo la sosta».

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