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Onana: “Interista per sempre. Non è un club ma un sentimento, magari un giorno tornerò”

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Ieri è stato il giorno dei saluti di Onana all'Inter. Il portiere si unirà al Manchester United, queste le sue parole a La Gazzetta dello Sport

Ieri è stato il giorno dei saluti di Onana all'Inter. Il portiere si unirà al Manchester United, queste le sue parole a La Gazzetta dello Sport:

Come sta prima di partire?

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«Sto molto bene, mi sono ricaricato a casa, in Camerun, e poi ho rivisto i miei compagni ad Appiano. Ora ho tanta voglia di iniziare questa nuova esperienza, entusiasmante e con un allenatore che per me è un maestro. Andrò in un grande campionato e in un grande club, che ha una storia enorme proprio come quella dell’Inter: ricomincio da zero e darò tutto ogni giorno per mostrare ai nuovi tifosi chi sono. Ma...»


Ma... Cosa?

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«Ma una parte del mio cuore è triste: lasciare l’Inter significa lasciare una famiglia, non una normale squadra. Ho capito che essere dell’Inter è un modo di stare al mondo, di vivere la vita...».

Se l’Inter è davvero una famiglia, perché prendere questa decisione e andarsene via?

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«L’importante è essere onesti e dire sempre la verità alla gente. Io sono una persona che vuole sempre nuove sfide. Giocare in Premier e per un club come lo United è irresistibile. Tutte le parti volevano che ciò accadesse... Ma ciò che conta è che se fossi rimasto sarei stato ugualmente felice perché all’Inter non ho mai avuto alcun problema. Anzi, a Milano è nata una magia che è quasi difficile da spiegare».

Onana: “Interista per sempre. Non è un club ma un sentimento, magari un giorno tornerò”- immagine 2

Cosa intende di preciso?

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«Parlo davvero di magia, una scintilla con l’ambiente. So che potrò girare il mondo, ma sarà difficile trovare tifosi così e una curva come quella dell’Inter. San Siro e il popolo nerazzurro mi hanno regalato emozioni uniche che non dimenticherò per il resto della vita. In alcune partite eravamo una cosa sola: avevo la sensazione di non giocare in 11, ma in 80mila. Poter viverlo dall’interno è stato un privilegio che il calcio e la vita mi hanno dato».

L’ultima volta in nerazzurro è stata a Istanbul: dopo più di un mese cosa resta di quella notte?

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«Orgoglio e tristezza. Non sa quanto mi sarebbe piaciuto portare la coppa a Milano, festeggiarla con la nostra gente. Siamo stati vicini a sfiorarla, ce la saremmo meritata: abbiamo giocato contro il City a testa alta, sono mancati solo dettagli, ma questo è il calcio... Personalmente spero di vincere la Champions con lo United, ma spero che anche l’Inter rigiochi una finale e la vinca. Lo meritano tutti i tifosi, sia quelli venuti a Istanbul che ci hanno fatto giocare come se fossimo in casa, sia quelli che hanno spinto e continueranno a spingere da fuori».

Quale momento le rimane della scorsa stagione?

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«Tante immagini: l’esordio, le prime parate in Champions. Forse la settimana più entusiasmante è stata quella delle semifinali di Champions, per ciò che rappresentava per la città e i tifosi: lì ho sentito davvero tremare lo stadio. È stato bello anche festeggiare la Coppa Italia coi compagni cantando e ballando».

L’Inter è davvero quella cosa che si aspettava all’arrivo?

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«Sapevo che sarei andato in un grande club, con grandi giocatori, ma ho trovato di più. Anche se in campionato non è andata come volevamo, la Champions ci ha riuniti. La chiamano “pazza Inter”: forse perché sono un po’ pazzo anche io, ma è la definizione più bella del mondo...».

A quali compagni è rimasto più legato?

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«Ho un ottimo rapporto con tutti, posso nominare veri amici come Calhanoglu, Cordaz, Romelu e Dumfries. Ma voglio citarne un altro, Samir Handanovic: il suo compito non è stato facile, e invece con me è sempre stato corretto. I suoi consigli e insegnamenti mi hanno reso migliore e li terrò con me, mi aiuteranno in questa nuova avventura a Manchester».

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Tra l’altro, lì c’è grande tradizione di portieri, da Schmeichel a Van der Sar fino a De Gea...

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«Sì, essere scelto per continuare questa tradizione inorgoglisce e responsabilizza: voglio vincere trofei coi miei nuovi compagni».

Un ultimo messaggio da lasciare al mondo Inter?

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«“Grazie” è la parola che voglio usare: la dico a tutti i lavoratori della Pinetina e della società, ai dirigenti, al presidente, al mister, ai compagni. Ma soprattutto ai tifosi: ho sentito che mi volevano davvero bene. Ho giocato a Milano un anno, ma sarò interista per sempre: ora tiferò davanti alla tv. Auguro all’Inter di vincere subito lo scudetto che ci è mancato: so quanto tutti vogliano la seconda stella, spero sia arrivato il momento di metterla sul petto!».

Ma lei sa chi lascia l’Inter spesso vuole tornare...?

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«Chissà, la vita è imprevedibile, magari un giorno tornerò anch’io... E, se mai succederà, sono sicuro che le persone mi abbracceranno come adesso perché hanno imparato a conoscermi. Io, intanto, non smetterò di cantare quel coro che mi piace così tanto: “Per tutti quei chilometri che ho fatto con te, Internazionale devi vincere...” (è pure abbastanza intonato, ndr )».

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