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fcinter1908 inter under 23 news inter under 23 Pres. Alcione: “Con l’Inter U23 è derby, sfida epocale. Marotta un amico. In futuro…”

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Pres. Alcione: “Con l’Inter U23 è derby, sfida epocale. Marotta un amico. In futuro…”

Fabio Alampi Redattore 
Il girone A di Serie C proporrà una sfida tutta milanese tra i nerazzurri di Vecchi e la formazione arancione

Giulio Gallazzi, presidente dell'Alcione, ha parlato ai microfoni di TuttoC: "Inter U23? È il primo derby nella storia della città di Milano in Serie C. Per noi sarà una sfida importante, epocale: arriva contro l'Inter che è una squadra sicuramente amica. Diciamo che per noi è più importante che per loro: per l'Inter la seconda squadra ha l'obiettivo di integrare il loro percorso di filiera giovanile, verso un'eccellenza come Serie A o Champions League. Per noi, invece, scende in campo la prima squadra: arriveremo a questa partita considerandola uno dei grandi appuntamenti della stagione. È una gara particolare da tanti punti di vista, credo sia risaputo che ho un rapporto di amicizia personale con uno dei più grandi dirigenti della storia del calcio italiano".

Parla di Beppe Marotta.

"La sua promessa è che la vedremo insieme: dovremo far finta di viverla come una sfida serena. Probabilmente lo sarà più per lui".

Com'è nato questo rapporto di amicizia?

"Ci conoscevamo da tempo, non essendo io un grande esperto di calcio mi sono permesso di chiedere a Beppe dei consigli, per cercare di capire da un grande del calcio italiano quali potessero essere le valutazioni migliori. Ogni tanto lo chiamo per un caffè e gli chiedo qualche consiglio: è una persona molto aperta, splendida, è in grado con poche parole di farmi riflettere e non farmi cadere in errori dettati da presunzione o poca esperienza. L'amicizia nasce da una profonda e reciproca stima, la mia ovviamente non meritata sui campi di calcio, ma magari dal mondo della finanza".

Non le sarebbe piaciuto tornare all'Arena Civica?

"Tocca un tasto dolente, quasi doloroso. Giocare all'Arena in Serie C sarebbe stato un enorme orgoglio, è la prima casa del calcio a Milano e anche nel nostro Paese: lì si è giocata la prima partita della Nazionale. Era il nostro sogno: ci siamo proposti di fare importanti ristrutturazioni a nostre spese, di proteggerla e migliorarla, ma ci è stato detto che era un monumento non un impianto.... Poi alcune cose sono cambiate, ma alla fine non ci è mai stato accordato il permesso e abbiamo dovuto vincere due volte la promozione in Serie C per salire. Credo sia un discorso chiuso, meglio non tornare sui sogni infranti".

Avete trovato una soluzione alternativa.

"Sì, sposteremo vicino a San Siro, a Settimo Milanese, la nostra attenzione. Stiamo lavorando con il Comune di Settimo Milanese per poter sviluppare questo progetto di partnership pubblico-privato, che ci consentirà di costruire uno stadio tutto nostro, sviluppato a nostra misura e che ci consenta di sentirci a casa. Pur ringraziando gli amici della Pro Sesto, che ci hanno accolto in questi due anni, altrimenti saremmo rimasti per strada. Siamo una squadra di Milano: abbiamo scoperto sulla nostra pelle che a Milano, se fai calcio professionistico, hai un problema stadio".

L'obiettivo temporale?

"Spero di giocare nel nuovo stadio le ultime partite di questo campionato. Magari ad aprile l'opera non sarà finita, ma lo stadio sarà fruibile. Magari non avremo completato uffici o palestre o campi di allenamento, ma partiamo dalla costruzione del campo e delle tribune, luci e servizi, quello che consente l'autorizzazione a usare lo stadio per giocare".

Bolognese di nascita, ma milanese di adozione: che idea si è fatto di San Siro?

"Io sono di parte, avendo rapporti molto positivi sia con l'Inter che con il Milan. E trovo incredibile che quello verso un nuovo stadio sia un percorso così complicato, irto di ostacoli, di commissioni, contro-commissioni e comitati. In un Paese dove in generale c'è bisogno di infrastrutture, quelle sportive sono una valle di lacrime: nella migliore delle ipotesi sono impianti vecchi, salvo pochissimi casi legati a iniziative locali, che abbisognerebbero completamente di una revisione o di un rilancio, nel migliore dei casi. E questo nell'interesse delle cittadinanze, dei comuni, del territorio, oltre che delle società. Invece chi vuole fare qualcosa deve affrontare partite interminabili, con variabili ingestibili. Eppure sappiamo tutti cosa la FIFA e la UEFA pensino dei nostri stadi: il percorso di Inter e Milan è stato da incubo, ma anche il nostro, sebbene ad altri livelli. È la situazione di Milano, ma mi sembra valga lo stesso a Roma, Napoli, Firenze, Bologna: fare sport in Italia a livello professionista richiede tanto denaro. Ma anche tanta pazienza".