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Quella della Grande Inter la sente ancora intorno alla sua famiglia?
«Ogni volta che sono venuto a Milano ho parlato con Gianfranco Bedin, un fratello che gli è stato sempre molto vicino. La Grande Inter è memoria collettiva: nessuno juventino o milanista ne parlerebbe mai male».
Negli ultimi anni, sorprendeva vedere suo padre sedersi in una stazione di benzina di Milano e conversare con sconosciuti.
«Era semplicemente lui. Lo guidavano l’umiltà e la voglia di stare insieme. Non ha mai pensato che un Pallone d’oro fosse diverso da una persona normale, lì ritrovava l’umanità di uno sport che non c’è più. Gli bastava sentirsi voluto bene. So che gliene vogliono ancora tutti. Ancora di più prima di un Barça-Inter…».
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