Dopo Firenze sembrava che il Napoli potesse prendere il volo.
"Adesso vedo una corsa a due fino alla fine fra Conte e Inzaghi. Con il possibile inserimento dell'Atalanta che ha grandi qualità. Credevo nella Juventus, ma ha lasciato troppi punti per strada... Resto dell'idea che l'Inter ha qualcosa in più delle altre".
Per fortuna di Thiago Motta è arrivato Kolo Muani che ha risolto il problema del gol...
"Un giocatore importante e di grande esperienza, anche se io ho sempre creduto nelle qualità di Vlahovic. Purtroppo ha avuto delle pause, qualche partita l'ha sbagliata, e se la palla non entra diventa un incubo per un attaccante. Bisognava aspettarlo, come ha fatto l'Inter con Lautaro Martinez che ora sta segnando tanto e gioca per la squadra. Ma ricordate quando in autunno alla terza partita senza gol anche l'argentino era un problema? Perché ad un certo punto attorno avverti sfiducia e anche se hai fatto centocinquanta reti in pochi si ricordano".
Chi preferisce fra i due?
"Dusan mi piace molto. Perché comunque i gol li fa, ti dà profondità, anche lui si mette al servizio dei compagni. Però se proprio devo scegliere uno mi prendo Lautaro. Ha qualcosa in più, è completo, ha carattere, è il simbolo dell'Inter che ha vinto la seconda stella. Però...".
Però cosa?
"Anche da lui mi aspetto più continuità, nel senso che può e deve fare più gol perché l'attaccante viene giudicato per le reti che segna. E comunque, con tutto il rispetto Lautaro, Vlahovic, Kolo e Thuram sono bravi e mi piacciono. Ma per arrivare ai miei gol devono correre ancora un po' (sorride, ndr)".
Tornando all'eterno duello fra bianconeri e nerazzurri, c'è un match che ricorda con immenso piacere?
"Ma certo, il 4-0 a San Siro del campionato '79-'80. Segnai tre gol e feci un assist".
La stagione dello scudetto con Eugenio Bersellini...
"Si, indimenticabile. Un allenatore che mi fece crescere tantissimo, che mi caricava dicendomi "allenati forte e bene". Il suo insegnamento era semplice: per vincere servivano sacrifici, e io gli devo tutto. Poi era una grande squadra, con un gruppo di amici, tutti italiani, molti cresciuti nel vivaio. Tanti bravi ragazzi, seri, senza teste "calde", anche se Bersellini a volte ci teneva in ritiro tutta la settimana, tra campionato e coppe".
Un compagno di squadra su tutti con cui ha legato di più?
"Tanti, ma se devo fare un nome dico Beccalossi. Mi ricordo quando, nel 1981, appena atterrati in Giappone per un torneo, andammo a fare un giro per vedere Tokyo e fu un'impresa tornare in hotel. E poi in campo: io segnavo più di tutti, ma Evaristo era un genio. Ma non dimentico Oriali e Marini, che sono diventati campioni del mondo...".
Oggi l'Inter ha un leader come Barella in mediana...
"È un giocatore fortissimo soprattutto fisicamente anche se a me sarebbe piaciuto giocare con uno come Calhanoglu. Però mi fa sorridere chi sostiene che ai nostri tempi si correva poco ed eravamo lenti: ma ve li ricordate Tardelli e lo stesso Oriali? Feroci, veloci, con personalità forte. Io li tengo nella mia squadra".
Parla tanto della sua Inter ma lei ha giocato anche nella Juve...
"Mi trovai benissimo con allenatori come Bersellini, Radice e Marchesi. Meno col Trap. Non andai volentieri alla Juventus, a cui resto grato per avermi accolto nella stagione 1988/89. Ma la maglia nerazzurra non l'avrei mai tolta. Però il presidente Pellegrini e Trapattoni decisero di allontanarmi e io rinunciai anche a un contratto da 1 miliardo e 400 milioni di lire. E ci rimasi malissimo".
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