Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex capitano dell'Inter Beppe Bergomi ha parlato della sua passione per il Liverpool e della sfida di stasera

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Bergomi: “Liverpool pericoloso, Inter deve fare il suo gioco. Un giocatore può essere la chiave”
Bergomi, come è nata la sua passione per il Liverpool?
"Negli anni '70 quando ero un ragazzino e guardavo sulla Rai Eurogol. Passavano le immagini di quel Liverpool fortissimo che mi è rimasto dentro tantissimo. Sapevo a memoria la formazione con Clemence, i Kennedy, Dalglish... Me la ricordavo tutta. La passione nasce da lì e me la sono portata dentro per sempre. E poi io dico sempre che una volta nella vita bisogna andare ad Anfield. Ho la fortuna di andarci da commentatore. Una volta mi sono trovato in piedi ad esultare quando, sotto 3-1, il Liverpool di Klopp vinse 4-3 contro il Borussia Dortmund. Uno dietro di me mi ha abbracciato e mi ha chiesto perché esultassi pur essendo italiano. Gli ho detto: 'Lascia perdere, poi te lo spiego'..."
Tra l'altro ha "rischiato" di affrontarli in finale di Coppa dei Campioni...
"Esatto, quella di Parigi del 1981 quando i Reds hanno battuto il Real Madrid con gol di Alan Kennedy. Noi perdemmo in semifinale col Madrid e il sogno sfumò... Ad Anfield invece ho giocato una sola volta, amichevole estiva. L'atmosfera non era proprio al top...".
Nelle serate di gala Anfield è unico...
"Fantastico. Anche se è vero che il clima è cambiato anche lì rispetto al passato, in Inghilterra in generale ma anche ad Anfield. Sono stato a Manchester City-Napoli e a un certo punto mi sono detto: "Ma la gente dov'è?". A fine primo tempo sono entrati dopo 10 minuti, dopo che era iniziata... Gli inglesi ormai la vivono in maniera diversa. Certo, il City non è il Liverpool. Però anche a Liverpool ormai è come andare un po' a teatro, You'll Never Walk Alone è sempre bello, però rispetto al passato è cambiato molto. Hanno dovuto cambiare per forza di cose, adesso in Inghilterra è come quando si va a vedere l’Olimpia di basket: sembra di essere a teatro, non c’è tanto tifo…".
Questo Liverpool in crisi fa meno paura?
"No no... Se guardiamo i risultati sembra più facile, però il Liverpool ha tutte le carte per mettere in difficoltà l’Inter: giocatori veloci davanti, da uno contro uno, che ti possono allungare la difesa… L’Inter è una squadra che deve sempre fare gioco, alzando la linea difensiva però deve stare attenta perché il Liverpool resta pericoloso. Certo, in questo momento ha dei problemi in difesa. È molto corta, giocano sempre gli stessi, tante volte l’attenzione cala e prendono gol incredibili. Però non diciamo che è più facile, non scherziamo nemmeno…".
Cosa è successo al Liverpool? Perché questa crisi?
"Osvaldo Bagnoli diceva che gli attaccanti sono quelli che fanno giocare bene la squadra se fanno bene le due fasi. Loro hanno investito tanto in quel reparto, ma Diogo Jota e Darwin Nunez ti aiutavano parecchio contrariamente ai nuovi arrivati. E poi alcuni hanno bisogno di tempo per ambientarsi, come Wirtz, perché la fisicità del calcio inglese è particolare e ci vuole un po' per adattarsi. In generale l’unico che ha mantenuto se non aumentato il livello è Szoboszlai, giocatore straordinario. Gli altri sono tutti sotto media. Tutto questo scenario fa sì che ne risenta la linea difensiva, che oltretutto manca di alternative al centro (Leoni si è fatto male, Gomez viene utilizzato a destra)".
Non c'è tra i fattori anche il declino di un fuoriclasse come Van Dijk?
"Van Dijk è un giocatore di letture che ha bisogno di un certo tipo di coperture anche perché gli anni passano per tutti. Resta però un giocatore fortissimo".
Al Liverpool manca un giocatore come Diogo Jota: oltre al vuoto tattico, può essere ancora un fattore il trauma umano per il gruppo?
"Non lo so, dipende da come lo vivevano all’interno dello spogliatoio, quanto era importante nel gruppo. Tatticamente era perfetto. Inizialmente sicuramente la squadra ha pagato il trauma della sua scomparsa. Però ora è passato un po' di tempo e non credo che questa cosa sia ancora un fattore".
Se lei fosse Chivu come affronterebbe il Liverpool?
"Con grande attenzione, se gli dai spazio fanno male. Sono veloci, in Europa si gioca un calcio diverso che in Italia. All’Inter serve una vittoria per andare nelle prime otto, una delle due in casa la deve vincere e l’Arsenal in questo momento è la squadra favorita, è la più forte, poi magari a marzo cambia tutto ma adesso sono i più forti. Quindi devi battere il Liverpool. Come lo affronti? Facendo la tua gara, senza stravolgimenti, senza concedere ripartenze veloci, e colpendo attraverso il palleggio e le cose che l'Inter fa da 5 anni molto bene. Niente stravolgimenti, l’Inter non è in grado, non puoi dire a Bastoni e Dimarco a stare dietro, devono fare il loro gioco".
Quale potrebbe essere il giocatore chiave, l'uomo in grado di far male al Liverpool?
"Thuram: con i suoi movimenti, con il suo modo di attaccare la profondità, se loro stanno con la linea abbastanza alta e non scappano con i tempi giusti lui può far male".
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