E lei fu decisivo da secondo.
«Soprattutto a Catania, 28 marzo ’71. Vincemmo 1-0 e sorpassammo il Milan. Giocai 9 partite quella stagione. Io avevo 19 anni, il mio amico Lido 31, ma quando la stampa mi attaccava lui mi difendeva».
Il record di imbattibilità della storia dell’Inter è suo... per un minuto.
«Sì, 686 minuti contro 685. Ma io dico che è “nostro”. Io e Lido abbiamo 12 anni di differenza, ma se ho scritto una piccola pagina di storia dell’Inter lo devo a lui. Questa amicizia ha fatto bene alla squadra».
Quanto perde l’Inter senza Sommer?
«A livello di gioco, parecchio. Ormai in un portiere si bada ai lanci di 30 metri coi piedi, meno allo stare tra i pali. Lui, in questo, è un fenomeno».
Il portiere vale metà squadra?
«Oggi conta se sa giocare coi piedi. Se sai farlo, sì».
Un consiglio a Martinez?
«Intanto è uno bravo, lo vidi a Genova. Gli direi di giocare semplice e non osare troppo. Ha di fronte un filotto decisivo: Genoa, Lazio in Coppa e soprattutto Napoli. Dovrà tenere alta la concentrazione della squadra, ma se l’Inter l’ha pagato quei soldi è perché lo considera il portiere del futuro. Ora dovrà conquistarlo».
E lei quando si prese l’Inter?
«All’Olympiastadion di Berlino l’1 dicembre ’71, ottavi di Coppa dei Campioni, Inter-Borussia Monchengladbach 0-0. La ripetizione della gara della lattina lanciata dagli spalti e finita sulla testa di Boninsegna. Fu annullata e ripetuta nonostante il nostro ko per 7-1. Due mesi dopo giocai al posto di Lido e blindai la porta. Una partita perfetta».
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