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Quanto perde l’Inter senza Sommer?
«A livello di gioco, parecchio. Ormai in un portiere si bada ai lanci di 30 metri coi piedi, meno allo stare tra i pali. Lui, in questo, è un fenomeno».
Il portiere vale metà squadra?
«Oggi conta se sa giocare coi piedi. Se sai farlo, sì».
Un consiglio a Martinez?
«Intanto è uno bravo, lo vidi a Genova. Gli direi di giocare semplice e non osare troppo. Ha di fronte un filotto decisivo: Genoa, Lazio in Coppa e soprattutto Napoli. Dovrà tenere alta la concentrazione della squadra, ma se l’Inter l’ha pagato quei soldi è perché lo considera il portiere del futuro. Ora dovrà conquistarlo».
E lei quando si prese l’Inter?
«All’Olympiastadion di Berlino l’1 dicembre ’71, ottavi di Coppa dei Campioni, Inter-Borussia Monchengladbach 0-0. La ripetizione della gara della lattina lanciata dagli spalti e finita sulla testa di Boninsegna. Fu annullata e ripetuta nonostante il nostro ko per 7-1. Due mesi dopo giocai al posto di Lido e blindai la porta. Una partita perfetta».
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