E allora, come si fa a fare clic in un gruppo così?
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Capello: “Mi rivedo in Chivu, la sua Inter in espansione. Pio? Basta guardarlo…”
«I concetti fondamentali sono due. Primo: cambiare tatticamente ci sta, perché è giusto che l’allenatore dia la sua impronta, a patto di non esagerare. Lo spogliatoio di una grande squadra va maneggiato con estrema cura, sensibilità e intelligenza tattica, e Chivu all’Inter lo sta facendo: ha ritoccato senza stravolgere, ha chiesto cose semplici perché a gente come Lautaro, Bastoni e Barella non puoi chiedere la luna all’improvviso. Seconda cosa: lavorare sulla testa dei giocatori e convincerli che quello dell’Inter non è un ciclo finito, che hanno tutti ancora molto da dare. Non a caso l’Inter oggi sembra rinata».

E i giocatori sono sempre più coinvolti.
«Ho letto le parole di Mkhitaryan sulla Gazzetta : “Scoprire la formazione a tre ore dal calcio di inizio non è qualcosa che deve piacere o non piacere, va accettato e basta”. Ecco, questo è l’esempio perfetto di un allenatore che dalla squadra ottiene le risposte giuste perché ha toccato i tasti giusti. Si chiama rispetto del lavoro, e mi pare che nell’Inter di Chivu questo non manchi».
Difesa di ferro, ma pochi gol segnati. La Roma è una squadra poco gasperiniana?
«È una squadra che segue il suo allenatore e che in campo fa di tutto per applicare i principi di gioco di Gasperini. Sono convinto che il tempo aiuterà la squadra a essere più efficace a livello realizzativo, anche se né Dovbyk né Ferguson mi sembrano top player lì davanti. Ma Gasp è un maestro nello sfruttare le potenzialità dei suoi calciatori. E poi in rosa c’è gente come Dybala e Soulé, del quale sono un fan della prima ora: ha qualità come pochi altri in Serie A, e poi visione di gioco, tiro, imprevedibilità... Ed è giovane, il futuro è dalla sua».
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