Fabio Capello è l'unico allenatore italiano ad aver vinto Champions League e Serie A nella stessa stagione, nel 1993/94, alla guida del Milan. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha spiegato come sia stato possibile: "Il segreto? La tenuta mentale. In quegli anni non esisteva il turnover, le rose erano più corte e non c'era la possibilità di fare 5 sostituzioni come oggi. Il concetto di riposo era zero. In campo andavano sempre i migliori, a meno che qualcuno non avesse problemi fisici veri. Quindi non è che il mio Milan avesse più energia, semmai aveva dei campioni con la giusta mentalità. Giocatori umili, nonostante le tante vittorie, che non si accontentavano e affrontavano ogni partita come fosse una finale".


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Capello: “Accoppiata Scudetto-Champions League? Ecco il segreto. Inter poco umile”
Si giocava anche qualche partita in meno.
"Sì, ma bisogna essere sinceri: la Serie A era di un altro livello rispetto a ora e vincere il campionato era molto più difficile. Negli anni Novanta, poi, in Italia si giocava un calcio che a livello di ritmo non aveva nulla da invidiare al resto d'Europa. Mentre oggi la nostra Serie A è sotto ritmo, per questo poi nelle coppe finiamo spesso per patire l'intensità o la fisicità degli avversari. Altro che stanchezza".
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Come affrontava partita dopo partita il suo Milan, man mano che la stagione andava avanti?
"Paradossalmente, le gare sulla carta più facili a un certo punto diventano le più difficili. Perché la squadra ci mette sempre la testa se deve giocare in Champions, i rischi sono piuttosto quando vai sul campo di una piccola in campionato e pensi che i tre punti arrivino senza sforzo. Per fortuna, io avevo nel mio Milan una base di calciatori italiani che manteneva tutti sul pezzo: conosceva i pericoli, reggeva le pressioni, trasmetteva valori agli altri".
Anche l'Inter ce l'ha...
"Vero, è uno dei punti di forza della squadra di Inzaghi. Anche se secondo me qualche errore di presunzione in campionato è stato fatto, specialmente dopo il passaggio del turno con il Bayern".
Ritiene che l'Inter abbia staccato un po' la spina?
"Più che altro che sia stata poco umile o forse semplicemente che abbia pensato troppo alla Champions. I nerazzurri sono la squadra più forte d'Italia e a un certo punto avevano tre punti di vantaggio. Poi Inzaghi ha fatto massiccio uso del turnover, i giocatori hanno messo meno voglia di applicarsi, qualche avversario è stato preso sotto gamba... Va detto che rispetto ai miei tempi si è aggiunta ulteriore pressione. Soprattutto se pensiamo alla copertura mediatica e ai social. Per un calciatore oggi è più difficile conservare le energie mentali".
Come vede il ritorno col Barcellona?
"Da 50 e 50. Mi fa paura la grande qualità dei blaugrana. E il possibile ritorno di Lewandowski farebbe la differenza".
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