Come affrontava partita dopo partita il suo Milan, man mano che la stagione andava avanti?
"Paradossalmente, le gare sulla carta più facili a un certo punto diventano le più difficili. Perché la squadra ci mette sempre la testa se deve giocare in Champions, i rischi sono piuttosto quando vai sul campo di una piccola in campionato e pensi che i tre punti arrivino senza sforzo. Per fortuna, io avevo nel mio Milan una base di calciatori italiani che manteneva tutti sul pezzo: conosceva i pericoli, reggeva le pressioni, trasmetteva valori agli altri".
Anche l'Inter ce l'ha...
"Vero, è uno dei punti di forza della squadra di Inzaghi. Anche se secondo me qualche errore di presunzione in campionato è stato fatto, specialmente dopo il passaggio del turno con il Bayern".
Ritiene che l'Inter abbia staccato un po' la spina?
"Più che altro che sia stata poco umile o forse semplicemente che abbia pensato troppo alla Champions. I nerazzurri sono la squadra più forte d'Italia e a un certo punto avevano tre punti di vantaggio. Poi Inzaghi ha fatto massiccio uso del turnover, i giocatori hanno messo meno voglia di applicarsi, qualche avversario è stato preso sotto gamba... Va detto che rispetto ai miei tempi si è aggiunta ulteriore pressione. Soprattutto se pensiamo alla copertura mediatica e ai social. Per un calciatore oggi è più difficile conservare le energie mentali".
Come vede il ritorno col Barcellona?
"Da 50 e 50. Mi fa paura la grande qualità dei blaugrana. E il possibile ritorno di Lewandowski farebbe la differenza".
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