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Cappellini: “Ho conquistato Madrid e San Siro. Ora tocca a Lautaro, lui sa fare gol magici”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante dell'Inter Renato Cappellini ha parlato della sua finale di Champions
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante dell'Inter Renato Cappellini ha parlato della sua finale di Champions:

C’era nella finale del 1967. A Lisbona, contro il Celtic. Che cosa è successo?

«Perso 2-1. Mancavano Jair, Peirò e Suarez. Io con il 9, andiamo in vantaggio dopo pochi minuti. Mazzola mi dà il pallone in area, lo stopper mi butta giù. Rigore. Tira Sandro, gol. Poi siamo raggiunti e superati. Quanta delusione. Il 1967 è stato un anno terribile: abbiamo perso tutto, il triplete alla rovescia. La semifinale di Coppa Italia contro il Padova, 3-0, la beffa di Mantova in campionato, la finale di Coppa dei Campioni. Io però conservo buoni ricordi. Il mio esordio è stato da favola».


Lo raccontiamo?

«Febbraio del ’67, un freddo boia. Quarti di finale, Real Madrid a San Siro. Il Real che ci aveva eliminato l’anno prima. Herrera mi dice: “Giovane, tocca a te”. E mi fa giocare. Mamma mia, che emozione. Loro hanno Amancio e Gento. Partita dura e difficile, attacchiamo, ma il Real è tosto. E poi... poi segno io. Prima volta con la Grande Inter, a San Siro, contro i più grandi d’Europa. Non lo dimenticherò mai più».

Al Santiago Bernabeu dove l’Inter...

«Per la prima volta vince in casa del Real a Madrid. Loro erano favoriti, tutti parlavano di “remuntada”. E invece vinciamo noi 2-0. Le dico la formazione, non posso non dirla, è storica. Allora: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Domenghini, Mazzola, Cappellini, Suarez, Corso. Quella che per anni i ragazzi, e non solo, hanno recitato a memoria. Il 9 è mio. E segno il primo gol. Non è stato, devo essere onesto, un golazo. Tiro forte di Domenghini, il portiere Araquistain non trattiene, io sono lì e la metto dentro. Poi Zoco devia una legnata di Suarez. Autorete. Con le regole di adesso, il gol sarebbe di Luis. Andiamo avanti. E le semifinali? Vogliamo parlarne?».

Cappellini: “Ho conquistato Madrid e San Siro. Ora tocca a Lautaro, lui sa fare gol magici”- immagine 2

Che cosa le disse Herrera?

«Il Mago riusciva sempre a caricarmi. Mi diceva: “Tu sei un giovane leone. Sei forte, fortissimo, puoi fare molti gol e vincere. Guardati allo specchio, guarda che fisico, hai il peso perfetto. Sei Renatone, vai su ogni palla. Corri, corri, la fatica non esiste. I giovani non sentono la fatica”. E io dopo quei discorsi mi sentivo veramente il più forte del mondo».

Il Mago voleva sempre vincere per i premi doppi?

«Ma no. Lui voleva vincere e basta. Dappertutto, anche quando giocavamo le amichevoli del giovedì. Pensi che una volta stavamo pareggiando, in provincia, non ricordo dove, forse vicino a Varese, ha fatto un cambio da furbastro. Durante la partita ha mandato in campo un uomo in più. Noi eravamo la Grande Inter e giocavamo in dodici contro undici, con una squadretta di Quarta Serie. L’arbitro se n’è accorto e diceva: “Ma signor Herrera, non si può”. E lui: “No, no, avanti, avanti, se puede. Arbitro, cerca di capire: è un’amichevole, dobbiamo divertirci”. E invece lui voleva solo vincere».

E lei, Cappellini?

«Io volevo giocare e segnare. Nell’Inter, nel Genoa, nel Varese, nella Roma, nel Como e anche nel Chiasso. Il mio gol più bello? In un derby contro il Milan, 4-0, nel 1967. Al volo, meraviglioso, me lo vedo ancora adesso. Il presidente Moratti mi disse: “Pensa Renato, se una cosa così l’avesse fatta Pelé...”. L’Inter, i Moratti, Helenio, quegli amici mi sono rimasti nel cuore. Spero, faccio il tifo per Lautaro. Lui i gol belli, nei momenti magici, li sa fare. Dai, dai, forza».