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Malatrasi: “Vi racconto un aneddoto su Herrera e la Grande Inter. Inzaghi e il Psg…”

Malatrasi: “Vi racconto un aneddoto su Herrera e la Grande Inter. Inzaghi e il Psg…” - immagine 1
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex giocatore ha ricordato il suo periodo in nerazzurro
Gianni Pampinella Redattore 

Saul Malatrasi è uno che le finali le conosce bene. Non solo le ha giocate, le ha anche vinte. Più di una, con più squadre, ma soprattutto con entrambe le anime calcistiche di Milano. È infatti l’unico giocatore della storia ad aver alzato la Coppa dei Campioni con Inter e Milan, rispettivamente nel 1965 e nel 1969.

“La Grande Inter? Una squadra meravigliosa, la migliore Inter di tutti i tempi. Ogni tanto penso al famoso “credo” di Luciano Ligabue: “Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno, e belle, in maniera diversa”. Sì, poi è arrivato Mourinho, adesso Inzaghi con una grande, grandissima Inter che può battere il Psg. Ma la mia è lassù, nel punto più alto. Dico mia anche se ho giocato poco. Sa, avevo davanti gente come Guarneri e Picchi. Però nel 1965 ho fatto cinque partite e abbiamo vinto la Coppa", ricorda l'ex giocatore alla Gazzetta dello Sport.


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Ricorda l’esordio?

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“Certo. Ho ancora una buona memoria. Come puoi dimenticare la prima volta? A San Siro contro la Dinamo Bucarest: 6-0. Le dico anche la formazione: Sarti, Burgnich, Facchetti, Malatrasi, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Peirò. Io ho giocato con il 4, mediano. Alla Tagnin, o alla Bedin. Perché sapevo fare un po’ di tutto: il terzino, il libero, ma mi muovevo bene anche a centrocampo. Quel giorno ero felice. Giocavo con la maglia dell'Inter campione d'Europa. Avevo realizzato uno dei miei primi sogni”.

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Poi sono arrivati altri traguardi. Un bel riscatto, no?

“Insomma. Tre Intercontinentali (due con l'Inter, una col Milan); due Coppe dei Campioni (Inter e Milan); due Coppe delle Coppe, ma anche una Coppa delle Alpi e una dell'Amicizia italo-francese”.

Helenio Herrera e Nereo Rocco. Com'erano?

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"Il top. Ho sempre detto che con Herrera non mi trovavo bene. So che mi stimava, mi aveva voluto lui. Ero alla Roma emi ha chiamato: “Venga, faremo un buon calcio”. Sì, vero. C’è da dire che Herrera non andava molto d'accordo con Picchi, soffriva la forte personalità del capitano. Voleva comandare, vincere, fare tutto lui. Le racconto questa: dopo una partita di Coppa dei Campioni siamo tornati in ritiro ad Appiano. Io e Mario Corso non avevamo sonno e abbiamo passeggiato fino all'alba nel silenzio. Nei prati c'erano fagiani e lepri".

"Improvvisamente spunta la Mercedes di Herrera. Suona il clacson e mi chiama: "Malatrasi, venga, salga, andiamo all'Arena a giocare il derby con la squadra De Martino". Non stavo in piedi, però lui non ha voluto assolutamente sentire ragioni. Ci teneva a vincere tutto: aveva il premio doppio, anche per le riserve. Questo era Helenio. Era tirchio, ci dava del lei, faceva fatica a parlarci, andava d'accordo soltanto con Luis Suarez".

(Gazzetta dello Sport)