LEGGI ANCHE
Che cosa le disse Herrera?
«Il Mago riusciva sempre a caricarmi. Mi diceva: “Tu sei un giovane leone. Sei forte, fortissimo, puoi fare molti gol e vincere. Guardati allo specchio, guarda che fisico, hai il peso perfetto. Sei Renatone, vai su ogni palla. Corri, corri, la fatica non esiste. I giovani non sentono la fatica”. E io dopo quei discorsi mi sentivo veramente il più forte del mondo».
Il Mago voleva sempre vincere per i premi doppi?
«Ma no. Lui voleva vincere e basta. Dappertutto, anche quando giocavamo le amichevoli del giovedì. Pensi che una volta stavamo pareggiando, in provincia, non ricordo dove, forse vicino a Varese, ha fatto un cambio da furbastro. Durante la partita ha mandato in campo un uomo in più. Noi eravamo la Grande Inter e giocavamo in dodici contro undici, con una squadretta di Quarta Serie. L’arbitro se n’è accorto e diceva: “Ma signor Herrera, non si può”. E lui: “No, no, avanti, avanti, se puede. Arbitro, cerca di capire: è un’amichevole, dobbiamo divertirci”. E invece lui voleva solo vincere».
E lei, Cappellini?
«Io volevo giocare e segnare. Nell’Inter, nel Genoa, nel Varese, nella Roma, nel Como e anche nel Chiasso. Il mio gol più bello? In un derby contro il Milan, 4-0, nel 1967. Al volo, meraviglioso, me lo vedo ancora adesso. Il presidente Moratti mi disse: “Pensa Renato, se una cosa così l’avesse fatta Pelé...”. L’Inter, i Moratti, Helenio, quegli amici mi sono rimasti nel cuore. Spero, faccio il tifo per Lautaro. Lui i gol belli, nei momenti magici, li sa fare. Dai, dai, forza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.fcinter1908.it/assets/uploads/202507/999cbc080ddf16c8f068dec67d58ddc1.jpg)