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David Endt, storico team manager dell’Ajax, intervistato da Tuttosport ricorda il Cristian Chivu giocatore e uomo fuori dal campo ai tempi dei Lancieri: "Un leader innato. Un ragazzo più che carismatico. Un giocatore davvero forte, che dava tutto in campo ed era sempre pronto per aiutare i compagni di squadra. Ancora prima che firmasse per noi, ci venne descritto come un sicuro futuro fuoriclasse, per un calciatore particolarmente dotato tecnicamente e di grande mentalità. Ricordo che quando arrivò aveva questi capelli cortissimi, non si può immaginare quanto fosse diverso dal Chivu attuale… Subito notammo il suo carattere e la grande voglia di vincere, sempre e ovunque".
"Aveva solo 19 anni. E per i primi tre mesi visse in hotel. Per un giovanotto di quell’età stare solo in albergo e fare tutto lì senza potersi muovere era abbastanza stressante. Soffrì un po’ di solitudine, noi provammo a sostenerlo, ad aiutarlo, ma certe cose non si possono forzare. Poi a ottobre venne espulso in due partite consecutive, una in campionato dopo 27 minuti, e un’altra in Europa, dopo 24’ contro l’Hapoel Haifa. Andai subito nello spogliatoio per rincuorarlo, ma avrei potuto dirgli qualsiasi cosa e comunque non sarebbe servito a nulla. Era disperato, voleva farsi valere per questa società, stravedeva per l’Ajax, era il suo sogno. Da lì però emerse ancor di più il suo lato umano".
"Diventò così un pupillo del pubblico: tutti avevano visto il cuore di questo ragazzo. Era chiaro fosse un lottatore, uno che gioca per la maglia, che se la sente davvero addosso. Successivamente poteva giocare bene o meno bene, ma non importava, dava sempre tutto: quando entrava in campo era tutto birra e champagne (ride, ndr). Tant’è che diventò capitano prestissimo, poco dopo, a 21 anni. Aiutava i giovani e pure chi era più anziano di lui. Aveva attenzione per tutti, fu un gran capitano, ma anche un gran uomo, una persona molto sensibile, un calciatore con grandissima fame di vittoria, il primo ad arrivare agli allenamenti, uno che faceva gruppo e veniva seguito dai compagni di squadra".
"Col senno del poi si capiva potesse diventare un ottimo allenatore. Ha sempre voluto apprendere le cose, viveva di calcio e non è un caso che abbia iniziato dalle giovanili, è lì che si apprende meglio il mestiere. So che c’era stato qualche contatto in passato con l’Ajax, ma voleva essere il primo allenatore, col buon senso ha scelto il Parma e ora è all’Inter. Io sono contento a metà, perché romanticamente avrei voluto vederlo prima guidare proprio l’Ajax. Ma ora gli auguro una grande stagione in nerazzurro".
(Tuttosport)
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