FC Inter 1908
I migliori video scelti dal nostro canale

news

Fabregas: “Conte fenomeno, mio calcio diverso. Io dopo una cena con Capello…”

Fabregas: “Conte fenomeno, mio calcio diverso. Io dopo una cena con Capello…” - immagine 1
"Oggi l’allenatore è tutto. È praticamente il CEO della società senza esserlo, ci mette la faccia quando si vince e quando si perde"
Matteo Pifferi Redattore 

Nel corso di un'ampia intervista al Corriere dello Sport, Cesc Fabregas ha affrontato diversi temi, a partire dal suo stile di calcio:

«Negli ultimi tempi questo mestiere è cambiato e ogni tanto è necessario ricaricare le batterie. Oggi l’allenatore è tutto. È praticamente il CEO della società senza esserlo, ci mette la faccia quando si perde, quando si vince e quando bisogna fornire delle spiegazioni».


Del tuo Como ha sorpreso l’originalità della proposta, si dice così ormai, la personalità del gioco.

«Beh, sì, questo dipende un po’ dallo stile. Ci sono tanti modi di fare calcio e non se ne può escludere uno. Simeone vince alla sua maniera, Guardiola alla sua, così come José e Conte. Sono tutti stili differenti, però è calcio vero. È importante credere in quello che si fa. Potrei tranquillamente dire ai miei dài, andiamo a giocare palla lunga e conquistiamo la seconda palla. Ma non saprei come allenare la squadra, nel senso che non credo in quel calcio, non potrei mandare il messaggio giusto al giocatore. Il giocatore intelligente ti guarda in faccia, ti analizza. Se non è sicuro di quello che sta facendo tocca a me dargli gli input giusti e convincerlo. Io mi adatto a quello che abbiamo e poi provo a trovare tutte le soluzioni per andare a vincere. Però è vero che stiamo giocando praticamente il 70% della stagione con Da Cunha, Perrone e adesso Caqueret a centrocampo che sono esterni, numeri 10, numeri 8, non c’è un play tipo Rodri del Manchester City, o Paredes, uno che è più fisico e posizionale. Questa te la racconto».

Fabregas: “Conte fenomeno, mio calcio diverso. Io dopo una cena con Capello…”- immagine 2

Vai.

«Dopo aver vinto la B mi ritrovai a cena a Trento con Pecchia e Capello. Fabio mi disse: “Cesc, adesso non puoi più giocare così eh, adesso ti devi difendere di più”. Insistette sulla difesa, difesa, difesa. Quella sera andai a dormire più convinto che mai».

Di cosa?

«Che avrei seguito la mia strada e la mia filosofia».

Dimmi di Conte.

«Antonio è un fenomeno, un fenomeno. Potrei giocare e allenare giorno dopo giorno come fa Antonio? Sicuramente no. Però ho imparato tantissimo. Da Antonio, dalla sua metodologia e, soprattutto, dal suo messaggio costante, dalla sua idea. La mia è un po’ diversa dalla sua, tuttavia lui con la sua chiarezza e autorevolezza ti porta sempre all’obiettivo».

Fabregas: “Conte fenomeno, mio calcio diverso. Io dopo una cena con Capello…”- immagine 3

C’è qualcosa che lo avvicina a Pep? Il temperamento, l’ossessione?

«E a Mourinho anche, io l’ho ripetuto in tante interviste. Mourinho e Guardiola diversi? Ma diversi in cosa? Sul campo forse, ma fuori sono malati di vittoria, hanno una incredibile mentalità vincente e una notevole capacità di trasferirla alla squadra. Antonio è della stessa pasta».

Qual è l’avversario che ti ha messo più in difficoltà in Italia?

«Il Napoli, sicuramente. Qui a Como Antonio ha cambiato la formazione 3, 4 volte in pochi minuti per crearmi dei disturbi e cercare la vittoria. Secondo me ha fatto anche molto bene, indipendentemente dal risultato finale. A ogni suo adattamento corrispondeva qualcosa di diverso da parte mia. Non è stato semplice, te lo posso assicurare. Un altro molto complicato è stato Gasperini. Mi è stato detto che per la prima volta l’hanno visto difendere a quattro, cosa che non faceva mai. Mi ha obbligato a cambiare tanto, a trovare ripetutamente delle contromisure. Quando ha inserito Brescianini come quinto a sinistra mi ha messo in crisi. Io presto tanta attenzione agli avversari, è una parte fondamentale del mio mestiere. Sta dando ottimi risultati anche il lavoro individuale sul giocatore».