Quella tra Inter e Fluminense sarà una sfida particolare per Felipe Melo, doppio ex di turno, che ai microfoni de La Gazzetta dello Sport non ha nascosto le sue emozioni: "Due frammenti di vita grossi così. Vestire nerazzurro era il mio sogno, con la Flu ho chiuso la carriera a 41 anni vincendo la terza coppa Libertadores".

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Felipe Melo: “Tifo Fluminense, ma vincerà l’Inter. Pio Esposito? Con me giocherebbe”
Per chi tiferà stasera?
"Fluminense. Sono brasiliano, e in più lì giocano i miei amici, ma di una cosa sono sicuro: vincerà l'Inter".
Come mai?
"Sono più forti, più strutturati, più… tutto, anche se Portaluppi è uno abituato a vincere e non escludo l'impresa. Col Borussia Dortmund hanno giocato a testa altissima, ma se non ci fosse stato Fabio, un eterno sottovalutato, sarebbe passato il Mamelodi".
Il giocatore da tenere d'occhio?
"Jhon Arias, esterno colombiano tutto dribbling e fantasia. Incredibile come non giochi in Europa, è tra i più forti del campionato".
Le dispiace non sfidare i nerazzurri?
"Sarebbe stato bello, ma ormai avevo dato tutto. Ho smesso a 41 anni senza rimpianti e con dozzine di trofei. La Fluminense non aveva mai vinto una Libertadores prima di me. Abbiamo scritto la storia, e adesso il guerriero si riposa e cambia vita: voglio allenare".
E allora, da mister: chi la intriga di più dei nerazzurri?
"Stravedo per Barella e Mkhitaryan, ma anche per Pio Esposito. A proposito di coraggio: io uno così lo faccio giocare tutta la vita titolare. La personalità con cui ha incassato calcioni contro il River non è da tutti. Lui sì che giocherebbe in una squadra di Felipe Melo".
Che gioco sarà il suo?
"Tiqui-taca puro. Voglio giocatori coraggiosi. Se non corri e non infili la gamba in un contrasto, con me non giochi. I miei modelli sono Emery, Conte, Terim, Diniz e Mancini. Speravo andasse alla Juve".
Se chiude gli occhi e pensa all’Inter cosa le viene in mente?
"Il bacio a mia moglie dopo il primo gol al Verona".
"Fuga al bacio", titolò la Gazzetta in prima pagina.
"Ce l'ho ancora! Debuttai in un derby vinto 1-0. Per l'Inter lascia sul piatto diversi soldi, ma quando Mancini mi scrisse non esitai un secondo. Era il sogno di tutta una vita. Contro l'Hellas andai da mia moglie e le diedi un bacio. Mi sentivo il re del mondo".
Il secondo anno non andò bene, invece.
"Colpa di De Boer: non parlava italiano e non piaceva a nessuno. Francamente, a distanza di anni, mi sono stancato perfino di parlarne. L'Inter resta nel mio cuore: i tifosi ancora mi inviano messaggi su Instagram scrivendomi "Pitbull, ti vogliamo bene". Mi chiamavano il guerriero e avevano ragione: non ho mai tirato indietro la gamba. Ricordo partite alla morte contro Balotelli in cui ce le siamo date di santa ragione, ma a fine gara solo abbracci e strette di mano".
Dopo l'Inter ha avuto richieste dall'Italia?
"No, anche perché non ho mai aperto la porta. Due sono le squadre italiane che ho amato: la Fiorentina e i nerazzurri. Da Firenze non sarei mai andato via, purtroppo i tifosi non mi hanno mai perdonato di aver lasciato il Franchi per la Juve, ma fui quasi costretto".
Insomma, chi passa stasera?
"L'Inter. È troppo forte".
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