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fcinter1908 news interviste Filip Stankovic: “Milano casa mia. Esposito un fratello, ma voglio batterlo. Chivu? Speciale”

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Filip Stankovic: “Milano casa mia. Esposito un fratello, ma voglio batterlo. Chivu? Speciale”

Andrea Della Sala Redattore 
Intervistato da Repubblica, il portiere ex Inter, domani avversario in Coppa Italia col Venezia, Filip Stankovic ha parlato del suo momento

Intervistato da Repubblica, il portiere ex Inter, domani avversario in Coppa Italia col Venezia, Filip Stankovic ha parlato del suo momento

«Sono serbo, nato a Roma. Ma casa mia è Milano. Da bambino vedevo lo stadio dalle finestre. Riconoscevo il brusio del pubblico che precede i gol. Nel palazzo vivevano altri calciatori. C'erano Brozovic e Icardi».

Si sente un po' veneziano?

«Sempre di più. Amo i paesaggi, la gente, la corsa fino allo stadio in barca, che vorrei imparare a portare. Poi c'è il cibo. Mangio tanto radicchio. Si usa molto dove vivo, a venti minuti dal centro sportivo. La stessa distanza che percorrevo da Milano ad Appiano Gentile».

La Pinetina la frequentava già da bambino, con papà.

«Ci portava lì a giocare dopo le vittorie dell'Inter. I miei due fratelli tiravano, io paravo. Un giorno venne a vederci Mourinho. Stava in disparte, incappucciato. Dopo averlo notato, ci impegnammo da matti. Avevo otto anni».

Ad allenare le giovanili, per molti anni, c'era Cristian Chivu.

«Purtroppo non mi ha mai allenato, ma lo conosco, è amico di papà. Una persona speciale».

In campo potrebbe trovarsi davanti Pio Esposito.

«Per me è stato un fratellino. Noi tre Stankovic uscivamo con gli Esposito, tutti insieme. Domani però voglio vincere io».

Come ha preparato la partita?

«Mister Stroppa fa crescere nel gioco coi piedi, in campo e al video. Mi sento sempre più sicuro. Per un portiere la cosa più bella è percepire la fiducia dei compagni».

Cosa sogna come portiere?

«Alzare la Champions, con mio fratello in squadra e papà ad allenarci. Non sarebbe un problema. Quando mi danno del raccomandato, mi motivo di più».

Cosa le ha insegnato suo padre?

«Sacrificio, impegno. No lamentele, e affrontare la vita a petto in fuori».

E sua madre?

«Il restante 90 per cento delle cose. Quando papà si è ritirato, ha promesso che sarebbe tornata a San Siro solo quando in campo ci fossimo stati noi. E successo ed è stato emozionante».

Nel tempo libero cosa fa?

«Gioco alla play. In porta alterno Donnarumma e Oblak, miei punti di riferimento anche nella realtà».

Sommer le piace?

«Certo. Visto che usava occhiali per allenare i riflessi, ho cominciato anch'io, insieme a luci intermittenti e spara-palline».

La sua parata più bella?

«Contro la Juve Stabia, quest'anno. E col Napoli la scorsa stagione: ho deviato un gran tiro di Lukaku, lui mi ha fatto i complimenti».

Se non avesse fatto il calciatore?

«Forse avrei provato a giocare a basket. Sono tifoso della Stella Rossa, ma seguo anche Milano».

Come si immagina dopo il ritiro?

«Mi basterebbe avere vinto il dieci per cento di quello che ha vinto mio padre. E voglio una famiglia numerosa, con Federica. Studia Marketing e Comunicazione. Ci tengo che si realizzi. Stiamo insieme da sei anni, so quanto sia preziosa nella mia vita».