In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, Davide Fontolan ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera
In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, Davide Fontolan ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera. L'ex giocatore ricorda l'arrivo di Hodgson sulla panchina nerazzurra. "Arriva all’Inter e mi fa: “Sei il mio attaccante ideale”. “Mister, non gioco punta da due anni”. Facevo l’esterno a destra e a sinistra, il terzino, un giorno anche lo stopper quando Bergomi fu espulso e Bagnoli mi mandò a marcare Vialli, che non la prese mai. Il giorno dopo mi chiama Hodgson: “Ho controllato, è vero: fra due o tre anni rubi il posto a Roberto Carlos”. Inter-Fiorentina di Coppa Italia, mi mette dentro all’85’ e il giorno dopo dice: “Male chi entra dalla panchina, non risolvete mai le partite”. L’ho preso solo per il bavero".
All’Inter diventa Fontolino Fontolan.
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«Lo inventò Marco Santin della Gialappa’s. Il lunedì dopo un Parma-Inter 4-1, e la gara successiva era il derby, a “Mai dire gol” mi vestirono da mimo con in testa un cappello da carabiniere: venti milioni di multa. Meglio quando li spendevo con le mie scommesse da pirla».
Tipo?
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«Passa un elicottero sopra la Pinetina e dico ai compagni: quanto mi date se domani faccio atterrare un elicottero sul campo? Giovanni Bia mi offre mezzo milione. Per il giorno dopo noleggio un elicottero e vado via con quello: nove milioni per vincere 500.000 lire, ma le facce... Ancora: ritiro del Bologna a Sestola, il giorno dopo c’è amichevole. Faccio a Signori: “Se porto il pallone della partita in deltaplano?”. “Trenta milioni”. Viene a saperlo Cinquini: “Se lo fai, 60 milioni di multa”. E Beppe: “Te ne do 70”. “Ok, per 10 lo faccio”. Ma il giorno dopo viene giù un temporale devastante e salta tutto».
Dicevamo dell’Inter: una Coppa Uefa vinta da uomo spogliatoio e la seconda in campo.
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«Festeggiai svenendo, quella finale la sentivo troppo. Mi rilasso al gol di Jonk e inizio a sentire la testa che mi batte. In ospedale firmo per uscire perché il giorno dopo ci sono le convocazioni della Nazionale, mi dicono di non mangiare e non bere e ovviamente obbedisco: affettati e lambrusco a casa di Giovanni Branchini, il mio procuratore».