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fcinter1908 news interviste Kjaer: “Nel 2008 mi voleva l’Inter, poi andai al Palermo. Ecco la favorita nel derby, Eriksen…”

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Kjaer: “Nel 2008 mi voleva l’Inter, poi andai al Palermo. Ecco la favorita nel derby, Eriksen…”

Kjaer: “Nel 2008 mi voleva l’Inter, poi andai al Palermo. Ecco la favorita nel derby, Eriksen…” - immagine 1
Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex difensore del Milan Simon Kjaer ha parlato del derby, ma anche di quanto successe con Eriksen
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex difensore del Milan Simon Kjaer ha parlato del derby, ma anche di quanto successe con Eriksen

Lo scudetto 2022 riassume tutto. Che ricordi lascia?

«Nel 2022, quando un compagno parcheggiava a Milanello, gli leggevo in faccia la gioia di esserci. La gara con la Lazio diede la spinta decisiva. Ibra creava tensione, in positivo e in negativo. Voleva solo vincere. Pioli è stato molto bravo a capire i momenti e noi a gestire il casino che Ibra creava. A volte dovevi mettergli una mano sulla spalla e dirgli “calma, respira”. Zlatan, però, mi ha insegnato tantissimo».

Questa alchimia nel 2024-25 non c’è stata. Visto da fuori, che cosa è successo?

«Per me ci sono stati troppi cambi. A tutti i livelli. Non dico di più perché dovrei parlare di cose che so dai miei amici, e sono questioni riservate. Certo, sono stato male come tutti i tifosi e ora sto molto meglio».

Parliamo di derby. È vero che l’Inter nel 2008…?

«Sì, l’Inter era interessata a prendermi e il Real mandò un’offerta al Midtjylland. Poi mi prese il Palermo».

Chi è favorito domenica?

«L’Inter gioca in casa, vero? Allora dico 60-40 per l’Inter. In campo c’è equilibrio».

Che cosa è cambiato il 12 giugno 2021, il giorno dell’arresto cardiaco di Eriksen all’Europeo?

«Tutto. Se Christian se ne fosse andato, non avrei più giocato. Ho capito che il calcio è il calcio, la vita è la vita. Il calcio è lavoro e passione, la vita è un’altra cosa».

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Il pensiero torna tutti i giorni?

«No, non ci ripenso, ma qualche giorno fa mi è successa una cosa. Durante una partita di mio figlio, un ragazzo si è fratturato il polso e l’ambulanza è entrata in campo. Mi sono sentito strano. Però, finché Christian starà bene, io starò bene. Mi hanno spiegato che, in un trauma, alcune cose le ricordi, altre no. Su quel campo eravamo in 40 e tutti insieme abbiamo ricordato quelle ore. Io ora non so quali ricordi siano miei e quali no».

Come se in quel cerchio intorno a Christian si fosse sviluppata la memoria di un’unica persona?

«Sì. I compagni mi hanno detto che se non fossimo stati abbracciati, alcuni sarebbero corsi via. Qualcuno guardava, altri no».

Mai rivisto le immagini?

«No. Al massimo qualche frammento dai social».