Cosa significa per lei Inter contro Bayern?
«Una bella sfida. Ricordo nel passato quella con il gol favoloso di Nicola Berti. Adesso ovviamente il Bayern a tutti i costi vuole arrivare in fondo perché c’è una partita speciale in casa, la finale. Quando ti danno la possibilità di giocare nel tuo stadio una gara che vale la Champions? Ma per l’Inter è ora di vincere di nuovo una Coppa Europea».
Addirittura.
«Sì, secondo me hanno creato uno squadrone. È una rosa con due squadre, hanno raddoppiato ogni posizione. L’Inter ha un bel modo di giocare, per il suo stile, un 3-5-2 che vede i giocatori continuamente cambiare posizioni tra di loro. Mi viene un sorriso quando Bastoni finisce sulla fascia sinistra e fa il cross. L’unica cosa che gli manca è che poi la metta anche in area per se stesso. Tipo, fa il cross e poi ancora lui fa il gol. L’Inter è bella da vedere».
Al contrario di tanti ex, lei è passato prima dall’Inter e poi dal Bayern. Cosa ha trovato a Monaco?
«Quando hai la possibilità di andare al Bayern, ancora oggi come 30 anni fa, ti viene data questa cultura e questa voglia di vincere in una maniera che solo poche società al mondo hanno. Si crea la pressione dall’interno del club, ma lo fanno bene. Hanno questa ambizione che viene dalla generazione degli anni 70, dei Beckenbauer e Maier. Gerd Müller è stato il mio idolo da bambino perché avevo dieci anni quando ha fatto il gol con l’Olanda nella finale mondiale del 1974. Loro hanno creato questa cultura di voler vincere ogni partita: amichevole, Bundesliga, Coppe Europee. E quando non vincono, si incazzano».
A Monaco dicono che hanno il gene della vittoria. È questo?
«Sì, soprattutto quando perdono una partita non hai neanche voglia di andare al centro sportivo, perché ogni persona anche lì è negativa. Il lunedì dopo un match perso, sembra che sia caduto il mondo. Io l’ho provato da giocatore e da allenatore. Ed è anche per questo che quest’anno sono così motivati. Per il fatto che Bayer Leverkusen è andato così bene l’anno scorso. A loro dà fastidio. Quando hanno un rivale di questo tipo, normalmente prendono i migliori giocatori di quella squadra, oppure anche l’allenatore, subito. Per anni e anni: quando non vincono loro, fanno di tutto per far perdere gli altri».
Cosa ha portato Vincent Kompany al Bayern?
«Vedendo da fuori, Vincent è stato molto intelligente ad accettare tutte le persone che fanno parte del Bayern. L’ha presa con leggerezza e si è concentrato solo sul lavoro con la squadra. La politica non gli interessa, i mass media non gli interessano. Si concentra sulla squadra, cerca di mettere in campo la formazione migliore per fare i risultati e tutto lì resta tranquillo».
Cosa deve fare Simone Inzaghi per cercare di batterlo?
«Può capitare di tutto, può decidere un dettaglio, un rigore, un angolo, una punizione. Hanno due sistemi diversi, però hanno giocatori che possono fare sempre la differenza in qualsiasi momento».
Fondamentale il confronto Lautaro-Kane?
«Da ex attaccante: Harry Kane per me è un fenomeno, uno bravo. Merita di vincere più titoli. Lautaro ha vissuto un paio di momenti un po’ giù, è normale. Ha vinto la Coppa America, ha viaggiato tanto con la nazionale. La testa ha bisogno di una pausa. Però l’Inter ha un gran Thuram. Gli voglio bene, ho giocato con il suo papà. Però nessuno si aspettava che segnasse così tanto. Ha fatto il fenomeno. E così anche Lautaro è tornato. È una coppia bestiale. Sa cosa altro mi piace di Inzaghi?».
Dica.
«A me piace il suo modo di giocare perché mette dentro due attaccanti. Due vere punte. Mi piacciono e poi in area sai quello che hai. Invece di giocare solo con una punta, o c’è chi gioca anche senza punta. Mah».
Più facile che l’Inter elimini il Bayern dalla Champions o che l’Italia elimini la Germania dalla Nations?
«Le nazionali sono entrambe fortissime, però la Germania magari ha un 51-49. C’è un piccolo vantaggio come qualità. In Champions invece è tutto in bilico. Ma sarà bello».
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