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Se dovesse dare un consiglio ad Acerbi, che gioca nel suo stesso ruolo?
«Lewandowski sarebbe stato un riferimento diverso da marcare, più presente in area, senza di lui giocherà un centravanti magari più mobile. Non do consigli, ma soprattutto in una partita così intensa la difesa è un concetto di squadra, come era per noi nel 2010: bisogna ridurre al minimo la possibilità di uno contro uno, servono aiuti da tutti. Possono ripetere la stessa prestazione di Monaco e lasciarsi completamente alle spalle questo momento un po’ così».
Già, quanto peserà il diverso momento delle due squadre? Una in estasi, l’altra è sulle gambe e ferita.
«Questa è Champions pura, al massimo livello, in questa competizione tutto quello che è successo prima si azzera. Ce lo dice la storia, questa coppa dà motivazioni uniche, diverse da tutte le altre. Io non credo che il Barcellona entrerà in campo sazio per le ultime vittorie, ma soprattutto sono certo che l’Inter non sarà depressa per le tre sconfitte».
Lei cosa pensa quando si paragona già Lamine Yamal a Messi?
«Partiamo dicendo che Lamine Yamal è straordinario, a 17 anni non è normale fare così bene, essere così decisivo e vincente. Ma la traiettoria di Messi è unica e dura ancora adesso dopo tantissimi anni. Non si può ancora fare nessuna comparazione, è troppo presto: servono ancora molte stagioni e molti gol. Si sbaglia, però, a pensare che i pericoli del Barcellona arrivino soltanto da Lamine Yamal, dall’altro lato c’è Raphinha che è altrettanto pericoloso: è un leader tecnico di tutta la squadra. Soprattutto sulle due fasce, dove ci sono esterni così pericolosi, l’Inter deve scalare e raddoppiare bene».
A destra, proprio dal lato di Raphinha, mancherà però un anello della catena importantissimo come Pavard.
«Sulla fascia, però, torna Dumfries, che può essere altrettanto decisivo, sia quando bisognerà difendere a cinque, e lui dovrà sostenere il centrale sul suo lato, sia quando dovrà fare male davanti. Mi immagino che possa vincere tanti duelli con la sua forza fisica, contro il Barça sono sempre sfide da vincere anche individualmente».
Ma 15 anni dopo si aspetta una gara simile a quell’altra semifinale?
«C’è una grande differenza rispetto ad allora. Questa partita è solo il primo tempo, per noi invece a Barcellona si giocava il secondo tempo... Nel 2010 la prima metà l’avevamo affrontata a San Siro con grande spirito offensivo, segnando tre gol, giocandocela a viso aperto. Non eravamo una squadra difensiva, eravamo semplicemente una squadra completa. Anche adesso, l’Inter ha grande forza e unità, e deve ragionare nell’ottica della doppia sfida, ci sarà un ritorno a San Siro e la qualificazione si può giocare là».
Insomma, chi va in finale?
«Non faccio pronostici, ma dico che l’Inter è grande e gloriosa come il Barça: parte alla pari e ha tutto per farcela. So che i tifosi nerazzurri ci credono, e fanno bene perché è meraviglioso quando diventano una cosa sola con la squadra. Noi lo sappiamo bene».
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