Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, ha parlato a margine della presentazione del calendario di Serie A ai microfoni dei cronisti presenti: "Il calcio è anche imprevedibilità. Martedì abbiamo avuto un colloquio, come previsto, con l'allenatore Simone Inzaghi, il quale con molta educazione e garbo ha manifestato l'intenzione di non proseguire. Questo in un clima di massima armonia. Preso atto di questa situazione, ci siamo immediatamente dati da fare alla ricerca di un profilo di allenatore che entrasse in simbiosi con quelle che sono le linee guida della proprietà e della società. Cercavamo un profilo del genere.

news
Marotta: “Chivu non scommessa, Inter non si ridimensiona. N’Dicka-Bisseck? Il mio commento…”
Parlare di confusione, assolutamente non veritiera: noi abbiamo sondato, come è giusto che sia, alcuni profili, tra cui Fabregas, e poi abbiamo virato su una soluzione che conosciamo bene, che rappresenta un profilo adatto a noi, idoneo, e l'abbiamo fatto tempestivamente, e siamo in una fase di formalità burocratiche con il Parma che ringrazio per la disponibilità. Credo che nel giro di un giorno potremo arrivare all'ufficialità di Cristian Chivu".
"Perchè Chivu? Scommessa assolutamente no. Quando si prende un allenatore bisogna anche conoscere l'uomo e quello che rappresenta. Noi, quando abbiamo deciso di puntare su di lui, l'abbiamo fatto conoscendo benissimo l'uomo, il profesionista, l'allenatore, che ha grandi valori tecnici e umani, che si coniugavano con i nostri valori. Abbiamo la possibilità e l'obbligo di andare alla ricerca di coloro i quali entrano in simbiosi con il nostro profilo, e l'abbiamo trovato. Chivu non è una scommessa, è un allenatore di una certa età, ha sperimentato la sua crescita all'interno di un settore giovanile come l'Inter, ha portato il Parma a una salvezza difficile e meritata. Quando era giocatore, a 21 anni era capitano dell'Ajax, ha giocato per squadre blasonate, in Nazionale. Racchiude in sè tutto quello che cercavamo.
L'abbiamo fatto con coraggio? Sì, ma il coraggio è insito nelle persone che sono determinate e che vogliono vincere. Non è un ridimensionamento: l'obiettivo dell'Inter è di arrivare quanto più in alto possibile, cercando di ottenere il massimo".
"Il Mondiale? Fa parte di un calendario un po' stressante. Bisogna modulare bene questi appuntamenti: finire una Champions League così logorante e partecipare alle Nazionali, riprendere gli allenamenti e avviarci verso un insieme di partite con 32 squadre di altissimo livello, vuol dire ripresentarsi in Italia e ripartire con il campionato, e rappresenta una difficoltà. Non esiste un precedente, è la prima volta che c'è un percorso del genere: speriamo di indovinare i metodi di allenamento.
Quale messaggio ho fatto arrivare al mondo Inter per ripartire? Il messaggio che deve passare è certamente di delusione, ma è una partita a se stante, una partita che ha testimoniato come sia difficile arrivare a una finale di Champions League. Noi ci siamo arrivati superando avversari come il Bayern Monaco e il Barcellona, e questo non può farci dire che non siamo orgogliosi per quello che abbiamo fatto. Tutti: tifosi, società, proprietà, dirigenti, staff e calciatori. Un anno assolutamente positivo, non è un fallimento sportivo. Dal punto di vista economico siamo andati bene, deve essere preso come esempio: se potessi mettere la firma, la rimetterei. Naturalmente cercheremmo di migliorare nella performance finale, ma i ragazzi e l'allenatore devono essere solo oggetto di ringraziamento da parte di tutti coloro che amano l'Inter. Le parole di Rocchi su N'Dicka-Bisseck? Il mio commento a questo punto conta poco. Si sa, il VAR è uno strumento che ha un obiettivo".
© RIPRODUZIONE RISERVATA



