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Conte trascinatore, Inzaghi forza tranquilla: sono diversissimi.
«Uno è un leader incandescente, l’altro è un leader silente. Una tipologia non è migliore dell’altra, ma sono identificabili in queste due figure. Conte è un leader più appariscente, lo si vede anche dalla comunicazione pubblica. Ma anche Inzaghi è un leader nello spogliatoio: quando parla, arriva ai suoi calciatori».
L'Inter ha la finale di Champions: può distrarre o può far giocare con leggerezza?
«Conoscendo Inzaghi, non lascia niente al caso e si concentra per far esprimere i propri ragazzi al meglio. Certo, ha una doppia chance straordinaria: leggo critiche ma, a due giornate dalla fine del campionato, è a un punto dal vertice ed è in finale di Champions. Non capisco cosa gli si chieda di più».
Il Napoli invece ha un traguardo vicino, ma ancora da raggiungere. Come si lavora in questi casi?
«Step by step. L’obiettivo è sempre quello di mettere nelle migliori condizioni ogni calciatore, affinché si concentri sulla sua prestazione. È importante creare motivazioni, sia individuali sia di gruppo, perché l’ambiente sia stimolante e positivo. Bisogna eliminare le tensioni e far prevalere la voglia di vincere sulla paura di perdere».
Si parla spesso del calendario ingolfato e del conseguente logorio fisico. Forse troppo poco di quello mentale?
«Assolutamente sì, nei miei modelli di coaching e nella mia accademia insegno a prevenire il logorio della mente. La salute mentale è un tema che finora è stato spesso ignorato, il calcio italiano è indietro di almeno 30 anni. Negli ultimi tempi si parla di mental coach e in generale di figure di miglioramento mentale, ma prima sembrava non si potesse parlarne. Tanti allenatori ancora non capiscono che è inutile parlare di tattica se non si pulisce la mente: se c’è tensione, se c’è paura, le cose che vengono dette non passano a livello mentale».
Cosa direbbe ai ragazzi se fosse nello spogliatoio dell'Inter o del Napoli?
«Di tornare con la mente a quando erano bambini e avevano il sogno di vincere lo scudetto o giocare la finale di Champions. E di giocare con l’entusiasmo, la voglia e la felicità di un sogno che si è realizzato».
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