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Mkhitaryan: “Non una parola sull’addio di Lukaku. Dopo Istanbul non capivamo la società ma…”

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Il racconto del centrocampista nerazzurro di un momento di rivoluzione in casa Inter
Redazione1908

Henrik Mkhitaryan racconta nel suo libro come è nata l'Inter della seconda stella. Quell'Inter era reduce dalla finale persa a Istanbul contro il Manchester City. Una finale molto diversa, da quella giocata a maggio a Monaco. Henrik ritorna al ritiro dei nerazzurri nell'estate dopo Istanbul. L'umore nello spogliatoio dell'Inter non era il massimo: giocatori in scadenza di contratto e giocatori che non volevano rimanere. "Si stava preparando una rivoluzione rumorosa", scrive Mkhitaryan.

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"Non sapevamo cosa ci riservasse il futuro. L'abbiamo scoperto man mano, tra cessioni e acquisti, arrivi e partenze: al principio della stagione 2023/24 assomigliavamo a un enorme puzzle di mercato. In uscita tre portieri (Onana, Handanovic e Cordaz) e in entrata altrettanti (Sommer, Audero e Di Gennaro). Dentro Bisseck, Pavard, Carlos Augusto, Cuadrado, Frattesi, Arnautovic', Thuram, oltre al rientro di Sánchez. Fuori D'Ambrosio, Skriniar, Brozovic ,Gagliardini, Gosens, Dzeko, Lukaku. Con Dzeko ceduto per far posto a Lukaku, che poi ha deciso di non vestire la nostra maglia (e, sulla sua scelta, preferisco non aggiungere una sola altra parola)", riassume il centrocampista armeno, ricordando la portata di una vera e propria rivoluzione.

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L'umore dello spogliatoio nerazzurro

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"Dallo spogliatoio osservavamo il frenetico andirivieni di compagni: alcuni diventavano ex, altri nuovi. C'era preoccupazione, ci chiedevamo che senso avesse smantellare e poi rifare un gruppo affiatato e unito, in crescita, che stava ottenendo risultati. Che aveva appena rischiato di vincere la Champions League. Non capivamo, allo stesso tempo non chiedevamo. Però, tendevamo a fidarci di Inzaghi e della società, delle loro rassicurazioni, che di tanto in tanto arrivavano.

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«Abbiamo scelto così, sarà un'Inter forte, ancora una volta.»

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Avevano totalmente ragione", prosegue Henrik Mkhitaryan introducendo il capitolo dedicato al raggiungimento della seconda stella. "Il mix tra calciatori giovani ed esperti ha funzionato, il gioco degli incastri ha dato i suoi frutti, soprattutto eravamo tutti pronti ad aiutarci a vicenda. A imparare gli uni dagli altri, senza gelosie né primedonne. Inzaghi l'Alchimista, sul campo, ha trovato la formula giusta. E, con il passare del tempo, una verità mi è apparsa chiara: eravamo più forti della stagione precedente", confessa Mkhitaryan, senza nascondere i tanti dubbi che il gruppo, che aveva sfiorato la vittoria della Champions League, aveva nutrito in quell'estate di inesorabile rivoluzione.