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Napoli-Inter, Carmando: “Zenga mi tormentava. Maradona lo voleva a Napoli. Facchetti e Prisco…”

Napoli-Inter, Carmando: “Zenga mi tormentava. Maradona lo voleva a Napoli. Facchetti e Prisco…” - immagine 1
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex storico massaggiatore del Napoli, ricorda le sfide tra azzurri e Inter
Gianni Pampinella
Gianni Pampinella Redattore 

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Salvatore Carmando, ex storico massaggiatore del Napoli, ricorda le sfide 'epiche' tra gli azzurri e l'Inter. "Se dico epiche non esagero. Quelle degli Anni ‘80, ovviamente, con l’avvento di quel genio di Maradona".

Era una Milano indigeribile, altro che da bere.

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«Perdevamo spesso, maledizione. L’anno del primo scudetto, finì 1-0 per loro. In quello del secondo, ci andò peggio, 3-1. Mi mettevano in croce, i miei amici».

 

Un po’ di aneddoti.

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«Già prima della gara, quando arrivavo, c’erano Giacinto Facchetti e l’avvocato Prisco che mi aspettavano. Era una specie di agguato amichevole, ce ne dicevamo tante ma sempre abbracciati. Era un appuntamento fisso e goliardico, a nessuno di noi mancava la battuta facile».

Napoli-Inter, Carmando: “Zenga mi tormentava. Maradona lo voleva a Napoli. Facchetti e Prisco…” - immagine 1

 

Il più “duro” da sopportare tra gli interisti?

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«Quando eravamo in Nazionale, Zenga: mi tormentava, ero la sua vittima preferita. E io replicavo: guarda che non ti faccio venire a Napoli. Ahimè, non venne. Non svelo alcun segreto, ma lui è stato vicinissimo al Napoli. Lo voleva Maradona, si adoravano, c’era una stima umana e professionale fortissima, un legame vero. Sarebbe stato un colpo clamoroso, perché Walter è stato tra i più grandi di sempre».

Napoli-Inter, Carmando: “Zenga mi tormentava. Maradona lo voleva a Napoli. Facchetti e Prisco…”- immagine 3

Passiamo al Mondiale nostro, a quell’Italia ‘90 che resta un boccone agrodolce che non è mai andato giù.

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«Fossimo rimasti a Roma, avremmo vinto noi. Ma non fu certo colpa di Napoli, come qualcuno sostiene. Credo che si fossero allineati tutti i pianeti, in quel periodo e quell’atmosfera aiutava. E però fummo sostanzialmente sfortunati. Però resta un momento indimenticabile, con quei ragazzi, con Riccardo Ferri e con Bergomi. Scriva pure che Beppe l’ho cresciuto io... (e ride...), anche se nel ‘90 non era ormai più un ragazzino, anzi».

 

Apra tutti i suoi bauli.

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«Si vedeva già dall’82 che Beppe Bergomi era un prodigio della natura. Come si dice qua da noi: è nato imparato. Mai sopra le righe, con quella serietà e quella umiltà che lo hanno trasformato in leggenda. Lo vedo ancora oggi in tv ed è uguale, ma senza il baffo».

 

Il baffo era, prima di lui, Sandro Mazzola.

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«Calciatore straordinario, amato anche lui ovunque. Noi abbiamo cominciato a duellare seriamente e con continuità per lo scudetto con Diego. Nella Nazionale di interisti ce ne sono stati, Serena e Berti per dirne altri due. Ragazzi a modo».

(Gazzetta dello Sport)