"E’ bastato accoglierlo, fargli mettere gli scarpini e vederlo giocare con i bambini per la prima volta per capire quanta qualità avesse. Un bambino che aveva già un bel tocco di palla con il suo sinistro, tecnicamente si distingueva da tutti gli altri e faceva la differenza, tanto a livello di gol, quanto di gioco di squadra. Ed era competitivo. In quella squadra era pieno di buoni giocatori o futuri tali, ma si vedeva ad occhio nudo che aveva qualcosa in più rispetto a chiunque gli stesse intorno".
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Lo scopritore di Nico Paz: “Top già a 7 anni. Perfetto per l’Inter, il Real Madrid…”

"Parliamo di un bambino che non saltava un allenamento, curava ogni dettaglio anche fuori dal campo. Voleva essere perfetto nell’avere tutto in ordine, dalla borsa da calcio alla divisa da indossare. Un piccolo professionista, ecco. L’influenza del padre, che è stato uno sportivo di alto livello, si notava. Viveva il calcio nel modo che poi è stato il segreto del suo successo, con grande passione unita al lavoro quotidiano. Si vedeva che sarebbe potuto arrivare ed essere un grande calciatore".
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