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Percassi, l’intervista al Corsera su Juric-Palladino. Ma chiede “di non toccare il tema Lookman”

Percassi, l’intervista al Corsera su Juric-Palladino. Ma chiede “di non toccare il tema Lookman” - immagine 1
Così Luca Percassi, amministratore delegato dell’Atalanta e figlio del presidente Antonio, la sua intervista concessa ai microfoni del Corriere della Sera
Marco Astori
Marco Astori Redattore 

«Ha aspettato l’Atalanta, poteva andare altrove». Apre così Luca Percassi, amministratore delegato dell’Atalanta e figlio del presidente Antonio, la sua intervista concessa ai microfoni del Corriere della Sera in merito alla scelta di Raffaele Palladino come nuovo tecnico dopo l'esonero di Ivan Juric. Queste le parole del dirigente della Dea, che, come spiega il quotidiano, "ha chiesto di non toccare il tema Lookman".

«Gasperini? Ha deciso lui di lasciare Bergamo due giorni dopo la fine del campionato: ci ha colti di sorpresa perché da un mese, ogni giorno, parlavamo di rinnovo e della nuova squadra», ha detto.

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Com’è maturata la decisione di esonerare Juric?

«Per me è stata la scelta più dolorosa di sempre, Juric è un professionista serio. Il suo percorso in Champions è stato positivo. Ma in campionato, dopo la crescita iniziale, e meritavamo 3-4 punti in più, dall’ultima sosta la squadra ha mostrato un’involuzione inattesa».

Tre partite sbagliate nelle ultime quattro.

«Dell’ultimo mese ci hanno preoccupato prestazione e atteggiamento: non si è vista l’Atalanta che lotta, e questo non è accettabile».

Quindi Palladino.

«La scelta è nella logica che ci ha guidati in estate: restare nel solco del nostro calcio. È stato anche l’input arrivato dalla squadra. Palladino ha queste caratteristiche. E credo che abbia aspettato l’Atalanta. Poteva andare in altre squadre, invece è a Bergamo».

Ma perché non Palladino l’estate scorsa?

«In quel momento ci siamo trovati di fronte a una scelta inaspettata. Ci siamo mossi, tutti insieme siamo andati su Juric: nel valutare avevamo qualche conoscenza in più grazie alla storicità del suo rapporto col nostro direttore (Tony D’Amico: due anni insieme a Verona, ndr)».

Perché parla di «una scelta inaspettata» di Gasperini? A Bergamo tutti sapevano che non sarebbe rimasto.

«Noi no. Il dialogo col mister sul suo contratto e sulla nuova squadra s’è protratto per l’ultimo mese di campionato, tutti i giorni. Abbiamo appreso solo due giorni dopo l’ultima partita la sua scelta di fermarsi. Prima tutto ci faceva presupporre che sarebbe rimasto. Pensava che fosse nostra intenzione ridimensionarci? Io credo che rispondano i fatti: una sola cessione, irrinunciabile, e investimenti. A quel punto abbiamo assecondato la volontà di Gasperini e ci siamo mossi arrivando a Juric. Ora è stato necessario intervenire. Me ne prendo la responsabilità».

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Ora, gli obiettivi: Champions, Europa, Coppa Italia?

«Gli obiettivi li costruirà la squadra, sul campo. La consideriamo competitiva e ci aspettiamo prestazioni all’altezza. L’Europa è una cosa a cui ci siamo abituati, e ci teniamo. La Coppa Italia a Bergamo conta, soprattutto se hai perso tre finali in cinque anni».

Sabato, dopo il primo gol del Sassuolo, a sentir lo stadio sembrava che stesse fischiando tutta Bergamo.

«Il pubblico ha incitato la squadra durante la gara e contestato alla fine. Legittimo.

Noi ci scusiamo con i tifosi perché l’Atalanta non ha giocato da Atalanta. Non dovrà più succedere».