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Nell’estate 2010 il binomio Perinetti-Conte si ricompone a Siena e arriva un’altra promozione.
«Duellavamo contro squadroni come Torino e Atalanta, ma alla fine saliamo in A. Quell’anno passa alla storia per la sfuriata di Antonio prima della gara di Modena che compattò l’ambiente e il famoso “Gufi state a casa” che ancora oggi è virale sui social».
Quel campionato vinto vale a Conte la chiamata della Juve…
«Ricordo ancora quel mercoledì di aprile in cui Antonio in macchina va da Siena a Torino per incontrare Andrea Agnelli. Appena finita la cena mi mandò un sms per dirmi che a fine stagione sarebbe diventato l’allenatore della Juventus, dicendomi “Sei stato il primo a credere in me e devi essere anche tu il primo a saperlo”».
Juve, Inter, Chelsea e ora Napoli: quale è stato il trionfo più difficile?
«Forse il primo; perché ricordo lo scetticismo che accompagnò il suo arrivo. La Juve dopo due annate fallimentari puntava su un allenatore-scommessa di Serie B per risorgere. Quell’estate Galliani e Sabatini mi chiamarono per sapere se Conte potesse davvero essere all’altezza e dissi loro “Occhio che senza coppe Antonio può portare la Juventus allo scudetto”. Sono stato buon profeta».
Tre aggettivi per raccontare Conte?
«Sincero, quasi brutale per come è schietto e diretto coi giocatori. Caparbio per come vuole raggiungere la vittoria in maniera quasi ossessiva e maniacale. Visionario nel saper ottimizzare le qualità dei giocatori: con me faceva il 4-2-4, poi ha vinto tanto col 3-5-2 e a Napoli ha varato il 4-2-3-1».
Il pregio principale di Antonio?
«Bonucci dice sempre che quando giochi una partita con Conte ti sembra di averla già giocata per quanto bene te l’ha spiegata in settimana. Quando arriva un nuovo giocatore la prima cosa che Conte gli dice è “Qui si lavora”. Chi lo segue arriva lontano e vince. Lui è schietto e già dal primo discorso a inizio stagione nello spogliatoio entra nella testa e nel cuore dei calciatori. Parole che hanno un impatto fortissimo e raccontano in anticipo quello che accadrà nei mesi successivi».
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