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fcinter1908 news interviste Pinamonti: “Sbagli due partite e sei l’ultimo del carro: in Italia funziona così ma…”

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Pinamonti: “Sbagli due partite e sei l’ultimo del carro: in Italia funziona così ma…”

Pinamonti: “Sbagli due partite e sei l’ultimo del carro: in Italia funziona così ma…” - immagine 1
"So che per un attaccante è importante segnare, ma nel calcio di oggi si vedono solo i numeri...", ammette Pinamonti
Matteo Pifferi Redattore 

Andrea Pinamonti ha rilasciato un'intervista a La Stampa nel corso della quale ha affrontato diversi temi a partire dall'andamento del suo Sassuolo:

«Tante piccole cose hanno fatto la differenza: dalla preparazione estiva al lavoro quotidiano con un allenatore preparato come Grosso. All’inizio abbiamo avuto bisogno di tempo perché c’erano tanti giocatori nuovi e le idee vanno condivise, ora c’è il giusto equilibrio».

La classifica la state guardando nello spogliatoio?

«Noi dobbiamo salvarci e l’obiettivo è farcela il prima possibile. Stiamo facendo un ottimo campionato e giochiamo bene, ma la A è difficile e basta poco per vedere cambiare il destino. Meglio restare concentrati e cavalcare l’onda».

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Qual è il suo obiettivo?

«So che per un attaccante è importante segnare, ma nel calcio di oggi si vedono solo i numeri... Che però non dicono tutto: io voglio aiutare la squadra anche in altri modi, come mi chiede Grosso».

Domenica a San Siro ha fornito due assist ai compagni nel 2-2 contro il Milan…

«Sono contento perché è stata premiata la prova di forza della squadra. Però segnare mi piace sempre (sorride, ndr)».

Negli ultimi campionati, tra Empoli, Sassuolo e Genoa, è andato in doppia cifra per tre volte, mentre a 26 anni pochi italiani possono vantare 54 reti già segnate in Serie A con uno scudetto con l’Inter in bacheca. Eppure si parla poco di lei, nonostante ci siano sempre meno attaccanti azzurri in campo e in gol...

«In Italia ormai è così: bastano due partite fatte male e sei l’ultimo del carro. Io stesso giocavo con un pensiero fisso: “Se non segno, mi criticano”. Mi toccava e mi dava fastidio, mentre ora vado avanti per la mia strada e sono più tranquillo e maturo».

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Come ha fatto a cambiare?

«Ho anche pensato di chiedere consiglio a uno psicologo, e magari mi servirà in futuro, ma è stato uno switch che ho fatto io. Ho capito che tanto ci sarà sempre qualcuno che ti critica e poi ora siamo a un livello così basso nei giudizi che si commentano da soli».

Ma perché ci sono così pochi italiani che segnano? Sembrate dei panda in estinzione…

«Non so se è questione di cicli o mode. Ci sono attaccanti italiani di valore, ma può aiutare togliere delle pressioni: bisogna essere liberi di sbagliare».