I risultati di Simone in Europa confermano che il legame degli Inzaghi con la Champions è speciale?
«Sono felicissimo per mio fratello che sta ottenendo le soddisfazioni che merita: due finali europee nel giro di tre edizioni sono un risultato incredibile. Il successo sul Psg sarebbe la consacrazione».
Il punto di forza di Simone?
«La serietà, la dedizione al lavoro, l’empatia con i giocatori. Poi diciamocelo, ha fatto sì che il 3-5-2, un sistema tradizionalmente considerato difensivo, si trasformasse in un modulo spettacolare. Vedere l’Inter giocare in questi anni è stato bello: in Italia siamo cattivi e spesso non aspettiamo altro che vedere il nostro avversario sbagliare per poterlo attaccare. Invece con quel modulo si è rivelato un punto di riferimento per i colleghi».
L’ansia sta già salendo a casa dei suoi genitori?
«Eh sì, anche se in questi anni io e Simone li abbiamo abituati alle emozioni. Si stanno preparando: a Monaco però andrò solo io. Mio papà Giancarlo e mia mamma Marina resteranno a Piacenza a seguire la gara dalle loro postazioni portafortuna».
Il Psg ha punti deboli?
«Pochi. Anche il Barcellona però era oggettivamente ingiocabile: contro Yamal e Raphinha in teoria parti sotto di due gol, eppure… Per giunta i francesi hanno Donnarumma: gli ho visto fare 6-7 parate senza senso. È un muro, ma i nerazzurri possono giocarsela».
Si aspettava la riapertura della corsa scudetto?
«È il bello di questo campionato, ancora incerto su ogni obiettivo. Bisogna ammettere che il Napoli è in vantaggio di un punto e ha il destino nelle proprie mani».
Non le sanguina il cuore a vedere il Milan così alla deriva?
«Sono e resto tifoso rossonero, il Milan è la mia vita e vorrei sempre vederlo in corsa per ogni obiettivo. Mi auguro che il prossimo sia l’anno del Diavolo, l’Europa è il palcoscenico che merita».
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