Gianluca Savoldi, ex attaccante ed ex allenatore delle giovanili del Renate, ha parlato di Serie C ai microfoni di tuttomercatoweb.com: "Nel calcio – e in particolare in Serie C e ancor più in Serie B – non si può mai dare nulla per scontato. Sono categorie in cui i colpi di scena sono all’ordine del giorno. Detto questo, sì: sembra che per il Vicenza possa essere davvero l'anno giusto, anche se è presto per dirlo con certezza. Una differenza rispetto allo scorso anno è che, almeno per ora, non c'è una rivale chiara: il Brescia poteva esserlo, e ha le caratteristiche per farlo, ma finora non ha dato quella sensazione di continuità necessaria per impensierire il Vicenza. Siamo a metà novembre, la strada è lunga, ma il vantaggio dei biancorossi è importante".

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Savoldi: “Squadre U23? Sempre avuto dubbi. Possono aiutare qualcuno, ma poi…”
"U23? Ho sempre avuto dubbi proprio sull'ingresso delle squadre B. Due i motivi: il primo è che toglierebbe spazio a piazze storiche che sono sempre state terreno di crescita per futuri campioni – penso a Toni al Modena, Gattuso al Perugia, Pirlo al Brescia, Del Piero al Padova. Il secondo è che per i tifosi è difficile rinunciare alla propria squadra per far posto a club senza legame territoriale.
Si cita spesso la Spagna come modello, ma in molti paesi le Under 23 disputano un campionato separato, non nelle categorie professionistiche. Non credo che le Under 23 abbiano rivoluzionato il sistema né risolto i problemi del nostro calcio. Sono utili solo ai club con un settore giovanile veramente ricco: Juventus e Atalanta, per esempio. Ma quanti club hanno questo patrimonio tecnico? Pochi. E così si rischia di favorire sempre i grandi a scapito dei piccoli".
"Quanto al salto tra Primavera e Prima Squadra: è enorme. L'ho vissuto per dieci anni allenando l'Under 19. La Primavera non è più settore giovanile puro, è uno step intermedio. Ma appena entri nel calcio dei grandi cambia tutto: spariscono i genitori che brontolano, spariscono le proteste dietro le quinte, sparisce la protezione. Ti confronti con pressioni vere, piazze calde, tifosi che vogliono risultati. Serve testa, carattere, personalità.
Lo dicevo sempre ai ragazzi: "È finito il settore giovanile". Molti sono troppo coccolati fino ai 17 anni, poi arrivano tra i grandi e si trovano spaesati. Per questo il passaggio è così difficile: non riguarda solo la tecnica, ma tutta la struttura mentale del giocatore. L'Under 23 può aiutare qualcuno, ma non basta da sola a colmare un divario così grande".
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