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Shaqiri: “Io in Inter senza qualità, peggiore in 15 anni. Mi mandarono dallo sciamano per…”

Shaqiri: “Io in Inter senza qualità, peggiore in 15 anni. Mi mandarono dallo sciamano per…” - immagine 1
Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex giocatore dell'Inter ha parlato del suo periodo in nerazzurro e ha raccontato alcuni aneddoti
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex giocatore dell'Inter Xherdan Shaqiri ha parlato del suo periodo in nerazzurro e ha raccontato alcuni aneddoti

È tornato proprio a Basilea e ha vinto il campionato al primo colpo. Si sente di nuovo felice?

«Sì, moltissimo. E non voglio fermarmi. Grazie al Basilea ho ritrovato gli stimoli e il sorriso. Mi sento un genio matto. E la scorsa stagione dimostra che ho ancora la qualità per fare la differenza».

Prima l’hanno spesso frenata gli infortuni. Una costante dalla sua carriera, purtroppo.

«Chissà che carriera avrei avuto senza guai fisici. Negli ultimi anni è stata veramente tosta. Però ora in Svizzera sono tornato a stare bene e a essere felice».

Facciamo ora un salto indietro. Nel 2015 sbarcò a San Siro, portato dall’Inter. La scelse Mancini. Come andò?

«L’Inter mi stava seguendo da un po’ di tempo. Mancini mi chiamò e mi convinse in 5 minuti. Mi disse che sarei stato centrale nel progetto, invece non giocai moltissimo. Certo, influirono anche i soliti problemi fisici. Però, a parte tutto, credo che potessero concedermi un po’ di spazio in più».

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Ha vinto ovunque tranne che a Milano. Che Inter era la sua?

«Sono capitato in una delle Inter qualitativamente più povere degli ultimi 15 anni. Eravamo una squadra costruita male, senza equilibrio e sinceramente anche senza campioni. A me era stato promesso che avrei giocato tanto, ma mi aspettavo un contesto un po’ diverso. Non avevamo campioni e non eravamo costruiti per vincere».

Che spogliatoio ha trovato?

«Un bel gruppo, devo dire. Anche se il clima non era sempre allegro, sa com’è… quando non vinci spesso. Però ci divertivamo. Passavo tanto tempo con Kuzmanovic, conosciuto ai tempi delle giovanili del Basilea. Poi ricordo con simpatia tanti altri: Nagatomo, Juan Jesus, Dodo...».

E Mancini? Gli vorrebbe dire qualcosa?

«Che poteva farmi giocare di più (ride, ndr )… ma ho tanta stima di lui come allenatore. Ci siamo incontrati anche con la nazionale e ha sempre speso belle parole per me».

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È vero che la mandarono a curarsi da un dottore “particolare”?

«Uno sciamano, più che un dottore. Mi dissero di andare da questo tizio che faceva miracoli e che aveva curato pure Ronaldo il Fenomeno. Anche Mancini me lo disse. Invece fu un’esperienza disastrosa. Feci un’ora e mezza di macchina, ma non servì a niente».

Arrivò in Italia nel gennaio del 2015. C’era stata la possibilità anche prima?

«Potevo essere il 10 della Juve qualche anno prima. Mi volevano al posto di Diego, che lì faceva il trequartista. Io ero al Bayern e non giocavo più tanto, avevo aperto al trasferimento. Ma poi non se ne fece nulla. Mi sarebbe piaciuto, al tempo, ma è andata bene così: ormai in Italia “tifo” per i nerazzurri».

Riesce a seguire il calcio italiano ancora oggi? Come vede l’Inter per la corsa allo scudetto?

«L’Inter è una grande squadra e in quanto tale deve sempre puntare a vincere. Ha tenuto tutti i campioni e si è rinforzata, quindi deve arrivare in fondo in tutte le competizioni. Vero, ha cambiato allenatore, ma sono fiducioso. Possono vincere lo scudetto. San Siro è un valore aggiunto: ricordo uno stadio fantastico, che fa impressione quando è pieno».