Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante di Cagliari e Inter David Suazo ha parlato della sfida di questa sera

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Suazo: “Chivu aveva una luce particolare, come Cambiasso. Pio Esposito mi ricorda Cruz”
Suazo, però oggi il Cagliari è a 7 punti e l’Inter a 6.
«Strano, lo ammetto. Sembra che ci sia un errore e invece no. Ma il calcio è più bello quando diventa imprevedibile. Più che soffermarci sui punti persi dall’Inter, diciamo che il Cagliari di Pisacane è la sorpresa del campionato: mi auguro resti a lungo nella parte sinistra della classifica. Conosce l’ambiente alla perfezione e ci sa fare... Bisogna dare merito alla società che ha fatto la scelta giusta rischiando».
Un rischio dare anche l’Inter a un allenatore con poca esperienza come il suo ex compagno Chivu?
«Tra fine della scorsa stagione, addio di Inzaghi, Mondiale, era normale avere un po’ di difficoltà all’inizio, ma l’Inter di Chivu si è vista soprattutto ad Amsterdam. Cristian è nato per stare in grandi spogliatoi, conosce il calcio come pochi perché ha fatto il centrale, il terzino, il centrocampista e magari da ragazzo pure la punta e il portiere. Aveva fatto bene a Parma, ma all’Inter l’asticella si alza e ora servono titoli: il Napoli è avanti, ma la squadra ha tutto per tentare per lo scudetto».
Vede delle novità sostanziali rispetto al passato?
«Rispetto a Inzaghi, vuole giocare più alto e con linee avanzate, questo è chiaro. È un calcio moderno, che nell’idea di partenza deve essere soprattutto rapido: va portata la palla velocemente agli attaccanti, a partire da Thuram e Lautaro. Per fortuna sono rimasti entrambi, fortissimi e interisti al 100%. I giocatori sono più o meno gli stessi, a partire da Calha, che è decisivo per restare al top, ma l’attitudine generale forse sta cambiando. Poi con Akanji la difesa è più solida e stiamo scoprendo un Sucic pronto. Ma vorrei aggiungere un pensiero su Cristian...».
Prego.
«È bello vedere che con il lavoro si possa arrivare presto a questi livelli. Quando giochi, non puoi dire con esattezza che un tuo compagno diventerà tecnico, ma Chivu aveva una luce particolare. L’aveva lui e anche Cambiasso, un predestinato. A ripensare al Cuchu, che allenava già da giocatore, mi chiedo cosa aspetti a sedersi in panchina pure lui...».
Veniamo al campo: chi l’ha convinta di più tra i sardi?
«Tre nomi sono sotto gli occhi di tutti: Belotti che non fa rimpiangere Piccoli, Mina e Caprile che guidano la difea. Ma uno come Pavoletti serve nello spogliatoio e di Palestra sentiremo parlare molto. Occhio, però, soprattutto a Sebastiano Esposito che può finalmente trovare spazio ed avere la continuità che mancava».
A proposito: sarà sfida in famiglia con Pio. Perché uno è ancora nell’Inter con il vento in poppa e l’altro no?
«Partiamo col dire che Pio è fortissimo, un dono per il calcio italiano, ha tutte le qualità per diventare il centravanti che la Nazionale sta cercando, ma non bisogna “stressarlo” troppo. La differenza col fratello è che lui ha trovato un allenatore come Cristian, che lo conosceva sin da bambino e non ha paura a lanciare i giovani. Seba aveva Lukaku davanti e con Conte, in quel particolare momento storico, era difficile emergere».
Al momento, uno sport nazionale è cercare un centravanti del passato a cui somigli Pio. Per lei?
«Ne ho sentiti tanti, da Toni a Vieri, ma a me ricorda Julio Cruz, un attaccante completissimo e più forte di quanto si possa pensare».
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