fcinter1908 news interviste Van der Meyde: “Chivu leader naturale, qualità Inter superiore a Napoli e Juve. Ajax male, ma…”

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Van der Meyde: “Chivu leader naturale, qualità Inter superiore a Napoli e Juve. Ajax male, ma…”

Alessandro De Felice
Alessandro De Felice Redattore 
L’ex esterno ricorda gli anni all’Ajax e all’Inter, difende l’amico allenatore e analizza il presente dei nerazzurri e del club olandese.

Andy Van der Meyde ha ricordato con affetto Cristian Chivu, suo compagno all’Ajax tra il 2000 e il 2003, prima che entrambi lasciassero l’Olanda nello stesso anno, lui verso l’Inter e il difensore romeno alla Roma. L’ex esterno olandese, che a Milano ha vissuto due stagioni intense tra il 2003 e il 2005, ha parlato ai microfoni de’ La Gazzetta dello Sport e ha definito Chivu “un leader naturale, rispettoso e sorridente”, sottolineando come a soli 21 anni fosse già capitano dell’Ajax, un segnale di qualità fuori dal comune. Van der Meyde ha aggiunto che il romeno era fortissimo in marcatura, rapido nell’uno contro uno e dotato di un ottimo tiro, ricordando anche gli inizi più difficili con tanti cartellini rossi, poi superati con la maturità.

“Per me resterà sempre il capitano-ragazzo, un anno più giovane di me e già con la fascia a 21 anni. L’Ajax è un pianeta diverso da tutti, non si guarda mai la carta di identità, ma se sei così precoce hai certamente qualcosa di speciale. Cristian era un leader naturale nello spogliatoio, rispettoso, sempre sorridente: lo definirei un vero gentiluomo. All’inizio prendeva tanti cartellini rossi, ma poi è maturato. Come giocatore, poi, fortissimo: bravo in marcatura, veloce nell’uno contro uno, ottimo tiro dalla distanza col sinistro. Per il resto, mi portava in macchina quando non ce l’avevo, dal mio hotel allo stadio faceva lui da autista. Non mi stupisce che sia diventato allenatore: questi primi problemi fanno parte del mestiere, la sconfitta con la Juve è stata immeritata”.

Van der Meyde ha citato come episodio emblematico la sfida dei quarti di Champions League 2002-03 contro il Milan, persa 3-2 nel finale con il gol di Tomasson: Chivu scivolò nell’azione decisiva e quella partita rimase per entrambi una ferita profonda.

“I quarti contro il Milan nella Champions 2002-03. Finì 3-2 per loro all’ultimo minuto, con gol di Tomasson: una beffa atroce e immeritata. Noi giocammo benissimo, ma Chivu scivolò proprio nell’azione decisiva. Peccato, perché eravamo davvero forti. Alla fine abbiamo lasciato l’Olanda per l’Italia nello stesso anno: lui verso Roma e io verso Milano. Evidentemente, siamo sempre stati legati”.

Riguardo all’arrivo di Chivu sulla panchina nerazzurra, Van der Meyde ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport che non è mai troppo presto quando si ha il mestiere dentro e che la dirigenza dell’Inter ha dimostrato fiducia in lui.

“Chi decide che sia troppo presto o no? Se questo mestiere lo hai dentro, non c’è un problema di tempo. Dal Parma all’Inter è un grande salto, rischioso per tutti, ma credo che i dirigenti lo conoscano bene: si fidano e gli hanno dato fiducia. Resta una scommessa enorme, ma per me può vincerla se riesce a togliersi di dosso il passato. Da Thuram a Lautaro, fino a Calhanoglu che ho rivisto benissimo, in tanti devono dimenticare la fine della scorsa stagione”.

Ha riconosciuto la difficoltà di raccogliere un’eredità segnata da una Champions deludente e da un’estate di caos con il cambio in panchina e le polemiche di mercato, ma ha sottolineato come la qualità della rosa sia ancora altissima, con giocatori come Lautaro, Thuram e Calhanoglu, e che la sfida ora sia soprattutto mentale.

“Incrostazioni del passato? Sì, le ultime sconfitte le spiego così… La Champions è stata una delusione tremenda, con tutto il caos successivo, il vecchio allenatore andato via in quel modo e le polemiche sul mercato. Chivu inizia ora un tempo nuovo e deve lavorare sulla testa: ha giocatori forti per riprovarci, come gli attaccanti e gli esterni. Soprattutto uno…”.

Van der Meyde ha parlato anche del connazionale Dumfries:

“Ha fatto bene a restare? Secondo me sì. Con un Mondiale alle porte, è importante giocare sempre. All’Inter ha il posto quasi assicurato e questo lo aiuterà anche in nazionale. Avrebbe potuto andare altrove, ma rischiava la panchina. Ora Denzel può restare protagonista, e dopo il 2026, forse, farà una nuova scelta. È un giocatore strategico e unico: segna più di un attaccante, fornisce assist, è fondamentale per l’Inter e per l’Olanda”.

L’ex esterno ha poi analizzato l’attuale situazione dell’Ajax:

“Giocano un calcio bruttino, l’allenatore cambia formazione spesso e non c’è stabilità. Il centrocampo è statico, senza qualità tecniche, così i tifosi già si lamentano e dicono che non vedono più il vero calcio dell’Ajax. Purtroppo, hanno ragione. L’Inter può approfittarne e credo che lo farà. La qualità nerazzurra oggi è molto più alta, ma è superiore anche alle rivali in Italia, dal Napoli alla Juventus”.

Tra i giocatori da seguire, Van der Meyde non ha dubbi:

“Weghorst e Bergwijn in attacco sono il test per la difesa dell’Inter che non sembra più forte come una volta. A centrocampo dico di guardare con attenzione Kian Fitz-Jim: volevano dare in prestito e invece quando gioca è il migliore. Poi Sutalo, molto forte, tornato recentemente, e Jaros, il portiere preso dal Liverpool che sta facendo bene. Brian Brobbey, che era stato al Lipsia, invece non mi ha ancora convinto: sembra insicuro. A proposito di Dna Ajax, in panchina c’è uno che lo conosce, come John Heitinga, altro ex nostro compagno: ai tempi miei e di Cristian era giovane e frenato dagli infortuni”.

Alla domanda su chi sosterrà nella sfida di Champions, Van der Meyde ha ammesso di avere il cuore diviso:

“Un colpo al cuore, come faccio a non dire Ajax? Sono olandese e la Cruijff Arena è stata la mia casa. Ma anche l’Inter è l’altro grande amore della vita, ancora oggi in giro per il mondo c’è sempre qualche nerazzurro che mi si inginocchia davanti e fa il segno del fucile. Non so se i tifosi siano più affezionati a me o alla mia esultanza…".