Oltre ai colori, cosa la lega all’Inter più di tutto?
"La sofferenza. Iniziai a guardare l’Inter quando non andavo più in giro per locali la notte e così potevo ritagliarmi del tempo libero la domenica pomeriggio. Quando cominciai a seguire l’Inter con più continuità, però, la squadra perdeva sempre. Per almeno una decina di anni è sempre stato così, e io ne soffrivo moltissimo. Ma più di tutto il resto fu proprio questo aspetto a farmi affezionare all’Inter".
Però nella sua vita non ha visto solo sconfitte…
"Certo, poi è arrivato anche Mourinho. Un periodo che ho vissuto al massimo e con molto entusiasmo fino alla conquista del Triplete".
Da questa stagione, tutto San Siro nerazzurro canta la sua “Ogni volta” prima delle partite casalinghe. Che sensazioni le fa provare?
"Un grande orgoglio. Il fatto che prima di qualsiasi partita 70.000 persone cantino una mia canzone mi rende molto fiero e mi fa venire i brividi come se fossi lì allo stadio con tutti loro. E poi, da quando hanno deciso di riprodurla, ha portato anche una certa fortuna. Quindi ancora meglio".
Ha avuto invece dei momenti di allontanamento dall’Inter?
"Sicuro. Ad un certo punto della mia vita decisi che stop, basta, non avrei più guardato le partite. Il problema è che mi fanno soffrire troppo. C’è una competitività eccessiva e soprattutto anche un solo attimo può cambiare una partita o un campionato intero. Mi mette troppa ansia. Pensi che a volte guardo le partite registrate, conoscendo già il risultato...".
Farà così anche per la finale contro il Psg?
"Non lo so ancora, ma di sicuro sarò sul palco, in tour a Torino. Scoprirò il risultato solo dopo. Quando faccio un concerto sono focalizzato al 1000% su quello e nient’altro, tutto il resto viene sospeso".
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.fcinter1908.it/assets/uploads/202507/999cbc080ddf16c8f068dec67d58ddc1.jpg)