Negli occhi dei tifosi, in quel 2-1 del 27 aprile 2022, la scena madre resta il pasticcio di Radu, che confezionò il ribaltone rossoblù firmato Sansone, certo, ma sullo sfondo c’è quella incornata di Marko che sovrastava Dimarco: prima di Radu e del suo errore, c’era stata la rete del pareggio del Bologna dopo il vantaggio di Perisic, e a firmarla era stato proprio lui, l’attaccante che aveva festeggiato il Triplete da comparsa, che si era perso in giro per l’Europa e il mondo per poi ritrovarsi proprio in quel 2021-22 a Bologna. Per la cronaca, quella rete ha pesato tantissimo: anche in caso di pareggio al Dall’Ara, l’Inter sarebbe comunque finita dietro al Milan a fine corsa.
Tre anni dopo, Arnautovic non è più un talento da sgrezzare, un avversario da temere o una zavorra da trascinarsi dietro fino a giugno, come sembrava potesse essere all’alba di questa stagione: Arna oggi è una risorsa. Fuori dal campo, con quelle doti da collante nello spogliatoio e da allenatore aggiunto a bordocampo (mercoledì contro il Bayern era tarantolato, consigli e urla per tutti i compagni), e soprattutto in campo: dei 7 gol segnati in stagione tra campionato e coppe, 6 sono sbocciati quando Inzaghi lo ha schierato titolare (l’unica rete da subentrato l’ha segnata alla Fiorentina, entrato per sostituire l’infortunato... Thuram). Arna lì davanti è una garanzia, e la cosa colpisce specialmente perché chi, come Taremi, avrebbe dovuto garantire reti alternative alla ThuLa, è ancora un corpo estraneo nell’attacco dell’Inter. Marko no, lui ha cominciato dalle retrovie e ha scalato tutte le gerarchie, fino a piazzarsi a ridosso dei titolarissimi. Oggi festeggerà 36 anni, ma una cosa gli manca ancora in questa stagione: un gol lontano da San Siro. C’è bisogno di specificare che il regalo, Arna, vuole farlo domani a sé stesso e all’Inter?", si legge sulla rosea.
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