Non è un caso che Nicolò abbia toccato il suo massimo davanti al Bayern. Che gli assalti dei club stranieri risultino vani come quelli arabi, leggi Al Hilal, disposto tuttora a fare follie per convincerlo a prendere un volo di solo andata per Riad. E per follie s’intende uno stipendio a stagione da 35 milioni di euro. Anche no. Anche no, come la risposta che Nicolò diede a Guardiola quanto tentò di portarlo al Manchester City. E come quella che è pronto nuovamente a dare la prossima estate, perché su di lui la Premier continua a spingere (Liverpool su tutti). Questo uomo venuto al mondo nel 1997 ha pianificato tutto, nella sua vita. Persino la sua crescita. Si vedeva all’Inter e all’Inter è arrivato. E poi la Nazionale. E poi lo scudetto, l’Europeo, la seconda stella, coppe in serie, la fascia di capitano indossata spesso e volentieri. Adesso è nel pieno della sua esplosione calcistica.
"È un centrocampista evoluto, assai diverso da quello che nel 2019 arrivò all’Inter. E sì che Marotta e Ausilio spinsero a fondo già allora, investendo 37 milioni di parte fissa più altri 8 di bonus. Oggi Barella è un mediano, un incursore, un regista, una mezzala. È un architetto e un operaio insieme, l’antipasto e il dolce. È tante cose e tutte belle. È qualità e continuità: solo nel primo anno nerazzurro è andato sotto i 3.500 minuti stagionali (giusto per colpa di un infortunio al ginocchio che lo tenne fuori per sei partite). Di solito dei calciatori si dice sempre che abbiano margini di miglioramento. Il margine che Nicolò sente di avere è di sicuro lo spazio in bacheca per la Champions. E quello in cantina per un grande vino francese da stappare per l’occasione", aggiunge Gazzetta.
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